Un ragionamento del giorno per giorno in attesa che si stabilizzi la situazione alla luce di quanto accaduto nelle scorse settimane con l’annuncio dei dazi da parte di Donald Trump (poi sospesi). Ma con un patrimonio importante da portare in dote che le aziende puntano a tutelare con una strategia chiara: promozione e conquista di nuovi mercati, quelli emergenti in particolare. Il sistema del vino siciliano è pronto alla sfida per crescere ulteriormente. «E’ il momento di stare tranquilli – dice José Rallo, vicepresidente di Assovini – ed è anche il momento di nuove strategie per comunicare bene il nostro prodotto ma anche di essere presenti in nuovi mercati più o meno emergenti».
L’export continua a crescere: per i bianchi il mercato Uk cresce del 37%
I dati del 2024, secondo un rapporto che Nomisma ha curato per UniCredit, inducono certamente all’ottimismo. L’export dei bianchi Dop siciliani è cresciuto ulteriormente con un incremento dell’8,9%: focalizzando l’attenzione sui top 10 mercati di destinazione, per i bianchi Dop siciliani l’export 2024 è cresciuto del 37% in Uk, del 34% in Russia, del 12% in Germania e per l’11% sia in Canada che negli Usa. Mentre i rossi Dop siciliani, pur in un contesto di calo complessivo, hanno registrato una crescita in Canada (+22%), Russia (+17%), Paesi Bassi (+8%) e Stati Uniti (+6%). Insomma il bicchiere, mi si passi il termine, è decisamente mezzo pieno. Anche se il lavoro da fare, è chiaro, è ancora parecchio: per fronteggiare le minacce ai consumi, per sviluppare nuove strade e nuovi mercati. «Il supporto alle realtà del comparto vitivinicolo in Sicilia – dice Salvatore Malandrino, Regional manager Sicilia di UniCredit – che si trovano oggi ad operare in uno scenario globale complesso e incerto continua ad essere un impegno per UniCredit. Un sostegno a 360° ad una filiera da sempre portavoce del Made in Sicily nel mondo e che si concretizza attraverso credito, consulenza, supporto nelle sfide dell’export e delle due transizioni, digitale e sostenibile». Anche se, spiegano i ricercatori, «È da precisare che i dati Istat di export tengono conto del luogo di spedizione all’estero, per cui sfuggono i quantitativi di vino siciliano che non partono direttamente dalla Sicilia per l’estero, ma partono da porti ubicati in altre regioni alle quali questi volumi di prodotto vengono computati come export vinicolo. Per cui si stima che in realtà il commercio estero di vini e mosti siciliani sia superiore rispetto ai dati ufficiali Istat». Quindi potenzialmente le4 cose stanno ancora meglio di quello che si vede.
A Sicilia en Primeur l’occasione per approfondire
Ci sarà da approfondire e capire meglio nell’ambito di Sicilia en Primeur, la storica manifestazione organizzata da Assovini (è nata nel 2003) che porta in Sicilia i più importanti giornalisti ed esperti internazionali del settore: quest’anno l’appuntamento è a Modica dall’8 al 10 maggio ma sono previsti anche tre giorni di enotour rivolti alla stampa e visita alle aziende vitivinicole partecipanti ed i territori di produzione. Il pay-off di quest’anno, che rende un po’ l’idea di quali siano le strategie delle aziende siciliane (Assovini ne raggruppa oltre cento) è chiaro: “La cultura del vino in Sicilia: una storia millenaria che guarda al futuro”. «Il vino siciliano è uno dei simboli della cultura mediterranea, della quale la Sicilia è massima espressione – Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia -. Il vino non è solo un prodotto agricolo o commerciale, non è semplicemente una bevanda ma un elemento essenziale della cultura universale, che attraversa secoli e civiltà. La sfida alla quale Assovini Sicilia è chiamata a rispondere e dare il suo contributo è anche quella di tutelare il valore culturale del vino contro dinamiche internazionali restrittive, contro una cultura che criminalizza quello che è un prodotto culturale, promuovendolo come espressione di civiltà, conoscenza, bellezza e tradizione».
Agli americani piace la Sicilia, insieme alla Toscana
Tutti fattori che contribuiscono ad accrescere il valore del prodotto siciliano che piace, soprattutto negli Stati Uniti: «La Sicilia è tra le regioni italiane più conosciute e visitate dagli americani, oltre che più apprezzata per i vini che produce. Solamente il 14% dei consumatori intervistati dichiara di non aver mai sentito nominare la Sicilia, la percentuale più bassa assieme a quella per la Toscana tra tutte le regioni italiane – si legge -. Sempre la Sicilia, assieme alla Toscana, vengono indicate dagli americani come le regioni italiane che producono i vini di maggior qualità, tanto che 6 su 10 dichiarano di conoscere almeno un vino siciliano e 2 su 10 di averlo anche consumato. Rispetto a questi ultimi, la percentuale di consumatori di vini siciliani aumenta tra coloro che hanno visitato l’Italia negli ultimi cinque anni, apprezzano la cucina italiana, sono millennial (29-44 anni), wine lover (buon conoscitore di vino) e con un alto reddito annuo (superiore ai 100.000 dollari)».