BRUXELLES – Di questi tempi, segnati da una deriva della democrazia in molti paesi occidentali, alcune istituzioni hanno una responsabilità di primo piano nel coltivare il pensiero critico: la stampa, i musei, le università. Il Collegio d’Europa ha aperto l’anno scorso un campus a Tirana con l’obiettivo di stringere nuovi rapporti con la regione balcanica. A sorpresa, la nuova sede sta attraendo più studenti provenienti dalla vecchia che dalla nuova Europa.
Nato nel 1949, ossia prima della creazione della Comunità economica europea, il collegio ha sede a Bruges, nelle Fiandre belghe. In questi decenni, l’istituzione universitaria post-master ha formato migliaia di funzionari europei e diplomatici nazionali, che hanno contribuito a Bruxelles e nelle capitali al processo di integrazione. Nel 1992 fu creata una antenna a Natolin, in Polonia, alla vigilia dell’allargamento a Est. Nel 2024, è nato un campus a Tirana, in vista dell’allargamento a Sud.
Racconta Federica Mogherini, ex Alta Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza (2014-2019) e rettrice del Collegio d’Europa dal 2020: «A Tirana il campus propone corsi di storia e di economia dei Balcani, oltre che di integrazione europea. Il nostro obiettivo è doppio: rafforzare i legami dell’Unione europea con la regione e migliorare le stesse relazioni tra i paesi dei Balcani. A trent’anni dalle guerre in ex Jugoslavia, si tratta anche di mettere alla prova il processo di riconciliazione».
Il secondo anno accademico del campus albanese è iniziato da poco. Gli studenti questa volta sono 41 (erano 32 nel 2024-2025), su un totale di 196 candidati. Le donne sono il 52%, gli uomini il 48%. Salta agli occhi l’inatteso interesse dimostrato dai giovani comunitari, che rappresentano il 53% del totale: tra questi, otto studenti sono francesi, quattro ciascuno provengono dall’Italia e dall’Olanda, tre ciascuno dalla Grecia e dalla Svezia. In tutto sono presenti 24 nazionalità.
Il fenomeno, spiega la rettrice Mogherini, è positivo. «In un primo tempo pensavamo soprattutto di avvicinare all’Unione europea gli studenti della regione. In realtà, stiamo anche formando molti giovani dell’Europa occidentale i quali quando entreranno nel mondo del lavoro avranno avuto modo di conoscere la regione di prima mano. In questo senso, il nostro campus albanese potrebbe contribuire a generare nelle capitali europee un ambiente più favorevole all’allargamento» verso i Balcani.








