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Home » Trump e la politica estera, una tigre di carta
Mondo

Trump e la politica estera, una tigre di carta

Sala NotizieBy Sala Notizie20 Giugno 20252 Mins Read
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«Posso farlo, posso non farlo. Nessuno sa cosa farò». Probabilmente nemmeno Donald Trump sapeva – e continua a non sapere – se partecipare alla guerra di Benjamin Netanyahu o riprendere la trattativa sul nucleare dell’ayatollah Ali Khamenei. La dichiarazione è stata ripresa dai media mondiali ma serve ricordarla: è uno spartiacque non solo dell’attuale crisi ma nei destini del mondo.

Trump vuole solo aspettare di capire come sta andando la guerra: se la vittoria stia sorridendo agli israeliani o se gli iraniani sapranno resistere. È ciò che fanno gli uomini d’affari: vedere l’atteggiamento dei concorrenti per ottenere il prezzo più conveniente. La politica, soprattutto in questo momento d’incertezza fra pace e una guerra devastante, è altro.

Trump crede di essere l’uomo più furbo del mondo. Ma lo chiamano Taco, acronimo di “Trump Always Chickens Out”: quando c’è da decidere Trump si tira sempre indietro. Con le percentuali dei dazi. L’annessione di Canada e Groenlandia. Con Gaza Riviera. Con gli immigrati, smettendo di arrestarli quando gli agricoltori repubblicani protestano perché non hanno più nessuno che lavori nei campi.

Lo ha fatto con la pace in Ucraina, che aveva promesso d’imporre in 24 ore: ora Vladimir Putin bombarda più di prima. Lo sta facendo con Netanyahu che, ignorando le richieste di Trump, ha aggredito l’Iran. Più di Taco, Trump è una tigre di carta che i leader mondiali hanno imparato a maneggiare. Il vertice Nato della settimana prossima in Olanda dimostrerà che solo gli europei non dicono mai di no al mercuriale presidente. Escludendo l’ipotesi di far entrare l’Ucraina nella Nato e nella Ue, lo blandiranno come si fa con quegli influencer che in modo compulsivo diffondono pericolose fake news. Bibi, Trump, Xi Jinping, Erdogan e molti altri lo hanno inquadrato: lo possono ignorare o approfittare della crisi della credibilità americana.

La politica estera è un vincolo che Donald Trump si è trovato sulla Resolute, la scrivania nello Studio Ovale. Il suo vero impegno senza tentennamenti è sul fronte interno: smontare quotidianamente la democrazia americana; I democratici sono “marxisti” che devono essere ammanettati, quando non uccisi; il Campidoglio è privo di poteri, la Corte Suprema l’ufficio legale di Trump. È solo l’inizio.

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