Il federalismo fiscale rilanciato con il suo inserimento fra gli obiettivi del Pnrr resta un nodo irrisolto. Ma anche se il lungo confronto tecnico non ha prodotto per ora soluzioni condivise, al prossimo consiglio dei ministri è atteso il decreto legislativo che attua la delega fiscale sui tributi locali. E che introduce la possibilità per sindaci e presidenti di offrire le sanatorie locali con l’addio a sanzioni e interessi, nell’attesa, non breve, della rottamazione-quinquies generalizzata chiesta dalla Lega.
Sanatorie ma pignoramenti più rapidi
Il cuore del provvedimento unisce la carota delle «definizioni agevolate» in autonomia al bastone imbracciato dai “pignoramenti sprint” sui tributi locali, che diventa però un po’ meno accelerato rispetto alle ipotesi iniziali: la sospensione delle azioni esecutive si riduce da 120 a 60 giorni (erano 30 giorni nelle bozze di fine gennaio) quando la notifica è prodotta dallo stesso soggetto che riscuote, e passa da 180 a 90 giorni (e non a 60) negli altri casi.
Maggiorata rispetto alle prime versioni è invece la nuova richiesta per le imprese. Sulle superfici produttive di rifiuti speciali smaltiti autonomamente, al centro di battaglie pluriennali fra aziende e Comuni, non ci sarà più un’esenzione piena, ma si pagherà un forfait pari al 40%, e non più al 20% come nelle prime bozze, della quota fissa della tariffa, quella che finanzia i servizi indivisibili di raccolta. In questa inedita “esenzione pagante”, precisa la norma, entreranno anche i magazzini.
Tutti dovrebbero avere questo trattamento, anche se il testo lo collega alle «superfici ove si formano, in via continuativa e prevalente i rifiuti speciali»: l’alternativa sarebbe la Tari in forma piena.
Sull’Imu la riforma fissa il principio della dichiarazione unica, che impedirà ai sindaci di chiedere comunicazioni alternative, e allineandosi alla Cassazione precisa che le agevolazioni potranno essere riconosciute solo a chi presenta il documento.
Sui noleggi stop alle fughe fiscali
Province e Città metropolitane, anch’esse destinatarie di una compartecipazione all’Irpef destinata a crescere dai 1.607,8 milioni del 2026 ai 1.872,5 milioni a decorrere dall’anno 2029 per sostituire l’imposta sull’RcAuto, potranno invece sfruttare la norma antielusiva che lega l’Ipt dei noleggiatori al luogo della «gestione ordinaria», per tamponare gli effetti dell’esodo verso i territori autonomi del Nord dove lo Statuto speciale permette una tassazione più leggera.
A completare il quadro c’è il ritorno al 100% dei premi antievasione 2025-27 per i Comuni, meccanismo fin qui quasi ignorato dagli enti locali, e l’estensione del nuovo tributo sui diritti d’imbarco da un euro per passeggero, che potrà essere chiesto dalle Province oltre che dalle Città metropolitane.