I settori con retribuzioni più alte e più basse
Nel caso dei dirigenti è la finanza a vedere lo scostamento positivo maggiore della Retribuzione base annua (+15% rispetto alla media), seguito dal commercio (+4%). Le retribuzioni base nel comparto industria restano in linea alla media generale, mentre i servizi vedono uno scostamento negativo del -8%. Per quanto riguarda i quadri, le retribuzioni nella finanza sono allineate alla media, mentre è sotto la media la Rba nei servizi (-6,6%). Sopra la media, invece, i settori commercio (+7,6%) e industria (+5,6%). I settori finanza e industria hanno le retribuzioni più alte per gli impiegati (rispettivamente +12% e +8% rispetto alla media) mentre servizi e commercio quelle più basse (rispettivamente -7,6% e -6,8%). Infine, per gli operai, le retribuzioni sono più elevate nell’industria (+4,1% rispetto alle media generale) e inferiori nel commercio (-5,9%).
La perdita di potere di acquisto degli ultimi tre anni …
In questi ultimi anni abbiamo conosciuto un’ascesa costante dei prezzi di tutti i beni, da quelli del carrello della spesa fino alle bollette, per effetto della sequenza pandemia-guerre-choc energetico. Una via senza ritorno perché i prezzi non torneranno indietro, come ci mostra lo scontrino della spesa. La conseguenza è stata non solo falcidiare il potere di acquisto di chi ha le buste paga più deboli, ma rendere strutturali nuove abitudini di consumo all’insegna della rinuncia e della sobrietà anche nel ceto medio. «L’anno peggiore per il potere d’acquisto dei lavoratori italiani è stato il 2022, quando a fronte di un dato inflattivo pari all’8,7%, la percentuale di incremento retributivo è stata del 2,8%, con un delta negativo pari a -5,9% – spiega Miriam Quarti, responsabile area Reward & Engagement di Odm consulting (società di consulenza sulle risorse umane di Gi group) -. Allora, si veniva da un anno, il 2021, in cui l’aumento delle retribuzioni era stato inesistente (0,1%) e quello dell’inflazione dell’1,9%: il delta era negativo ma del – 1,8%. Poi è arrivato il 2023, con un raffreddamento dell’inflazione, al 6%, e un aumento delle retribuzioni del 3,7%. Il delta è sempre negativo ma del – 2,3%».
… e l’inversione di tendenza di quest’anno
Nel solo 2022, stima Paolo Andreani, segretario generale della Uiltucs, se prendiamo il commercio dove è in corso una trattativa per il rinnovo dei 4 contratti (Confcommercio, Federdistribuzione, Confesercenti, Coop) si è persa oltre una mensilità per effetto della fiammata inflattiva. E recuperare il terreno perduto sul potere di acquisto sembra impossibile, anche perché sui prezzi non sembra esserci alcun arretramento. Il 2024, però, se le stime e le aspettative verranno confermate, dovrebbe essere quello di un’inversione di tendenza, seppure piccola. «L’aumento delle retribuzioni sarà in linea con quello del 2023, intorno al 3,6% – dice Quarti -, mentre l’inflazione, secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale sarà al 2,6%. Dopo 3 anni di perdita, quest’anno si assisterà, seppure per un solo punto percentuale, al ritorno del potere di acquisto in territorio positivo».
Il confronto internazionale
Il trend del delta tra incremento delle retribuzioni e inflazione consente all’Italia di agganciare le grandi economie europee, come la Germania, la Francia e il Regno Unito. Nel 2023 un delta vicino a quello del nostro paese (-2,3%) è stato registrato in Germania (-2,2%) e nel Regno Unito (-2,8%) dove il tasso di inflazione più alto è stato controbilanciato da una crescita delle retribuzioni medie sopra il 4%. Un impatto più lieve c’è stato in Francia e Portogallo (-1,6%) mentre l’incremento resta molto sotto l’inflazione, soprattutto per i paesi dell’est Europa e per la Turchia, quest’ultima con una prospettiva di peggioramento anche nel 2024. L’incremento delle retribuzioni è in linea con l’inflazione in Olanda, Spagna e Svizzera, mentre è sopra l’inflazione (+2,6%) solamente in Belgio, per effetto soprattutto di un sensibile incremento retributivo nel 2023 (+5,1%). In generale le retribuzioni medie sono superiori a quelle italiane per tutti i profili professionali in Belgio, Francia, Germania, Olanda, Regno Unito e Svizzera. Proprio in Svizzera si registrano le retribuzioni base annue medie (Rba) più alte per tutti i profili, con un picco per i director, che arrivano a percepire una Rba fino a 2,9 volte superiore a quella italiana. Gli stessi profili registrano invece la Rba più bassa in Turchia, con retribuzioni fino a 2,7 volte inferiori. Sensibile scostamento in positivo per chi ha ruoli operativi in Germania (1,4 volte la Rba italiana) e in negativo per gli stessi profili in Bulgaria (2 volte in meno rispetto alla Rba italiana). Per i profili manageriali, invece, nel Regno Unito la Rba è 1,6 volte maggiore rispetto all’Italia, mentre in Romania fino a 2 volte inferiore.
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