La guerra ai Talebani
Nel 2022 l’ISKP è passato a colpire principalmente i Talebani, con quasi il 75% dei suoi attacchi diretti contro la nuova leadership afghana. Il conflitto tra i Talebani e l’Isis-K si basa principalmente su dispute territoriali e sull’applicazione della sharia da parte dei Talebani, mentre l’Iskp vuole una versione ancora più rigida della sharia.
L’Isis-K nutre un odio (ricambiato) nei confronti dei Talebani e attrae coloro che hanno opinioni ancora più radicali del gruppo islamista che governa l’Afghanistan. Secondo il Center for Strategic and International Studies, l’Isis-K rifiuta di riconoscere i Talebani come leader islamici legittimi perché hanno una piattaforma ristretta «invece di impegnarsi in una jihad islamica universale». Per questo motivo, i recenti attacchi dell’Isis-K sono stati in gran parte rivolti ai Talebani e ad altri obiettivi simbolici, nonché alle minoranze musulmane sciite dell’Afghanistan, in particolare l’etnia Hazara.
Le operazioni all’estero
Il gruppo ha anche iniziato a condurre operazioni all’estero, rivendicando la responsabilità degli attacchi mortali in Pakistan e Iran, come quello durante i funerali del generale Soleimani nel gennaio di quest’anno che ha provocato un centinaio di vittime. In risposta ai roghi di Corano nei Paesi Bassi e in Svezia, l’ISKP ha anche indicato pubblicamente questi Paesi come possibili obiettivi futuri.
Il confronto con l’Afghanistan pre-11 settembre
Poiché i Talebani continuano a ridimensionare gli investimenti nella sicurezza, secondo l’Icct l’Iisis-K potrebbe crescere in modo significativo. Secondo l’International Centre for Counter-Terrorism, l’Isis si trova in un Afghanistan in cui la situazione della sicurezza interna assomiglia all’Afghanistan pre-11 settembre. L’ISKP ha quindi la possibilità di continuare a trasformarsi in una minaccia transnazionale.
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