L’Ucraina alza il livello dell’offensiva contro la Russia e colpisce con droni aerei altri due impianti energetici, tra cui una delle maggiori raffinerie del Paese, di proprietà di Lukoil, e un deposito di carburanti.
Gli attacchi delle ultime ore – condotti in sette regioni diverse, anche con l’impiego di missili e con un’incursione via terra da parte di gruppi di guerriglieri basati in Ucraina – sono stati confermati anche da Mosca, che afferma di averli in gran parte respinti con successo.
Il ministero della Difesa russo sostiene di aver abbattuto ben 25 droni, di cui 11 nella regione di Kursk e 7 in quella di Belgorod, entrambe al confine con l’Ucraina. Molti altri però sono riusciti a percorrere centinaia di chilometri senza essere intercettati dalla contraerea. E alcuni sono andati a segno.
Ancora una volta nel mirino di Kiev è soprattutto il settore dell’Oil & Gas, che tuttora – nonostante le sanzioni e un embargo totale applicato dai Paesi del G7 – è fra i più redditizi per Mosca. Dall’inizio di quest’anno, grazie a progressi nella fabbricazione di droni, l’Ucraina ha sferrato decine di attacchi, che a giudizio degli analisti sono almeno in parte responsabili di un calo delle esportazioni di prodotti raffinati dalla Russia.
I danni provocati dall’ultima raffica di droni sembrano ingenti. Il deposito colpito nella regione di Oryol ha provocato secondo le autorità locali un incendio che si estende per un centinaio di metri quadrati, costingendo all’evacuazione di 17 persone.