Impossibile immaginare cosa potrebbe scriverne lui stesso, Pablo Neruda. In una dislocazione spazio- temporale, oggi, nel giorno della riapertura delle indagini sulla sua morte, le possibilità sono infinite.
L’idea, certamente infima, rispetto alle capacità espressive ed evocative di un Nobel per la Letteratura (lo vinse nel 1971), potrebbe essere “Dios tarda pero no olvida”.
Dio ritarda ma non dimentica. Un tribunale cileno ha deciso la riapertura delle indagini sulla sua morte.
Nel dicembre scorso la giudice cilena Paola Plaza aveva chiuso il caso dopo aver respinto le richieste di parte del Partito comunista (Pc) e dei famigliari del Premio Nobel della Letteratura per una riapertura delle indagini al fine di verificare se vi fossero responsabili del decesso avvenuto alcuni giorni dopo il golpe nel 1973.
Il giudice Plaza, competente per i processi relativi ai diritti umani aveva dichiarato conclusa e archiviabile la fase investigativa, “dopo aver esaminato gli antecedenti del processo costituiti da dichiarazioni, verbali di polizia, documenti e perizie nazionali ed estere”. Tuttavia ora – con sentenza unanime – i giudici della prima Sezione della Corte d’appello di Santiago hanno revocato la decisione, accogliendo e adottando le procedure richieste dai nipoti dello scrittore e dal partito comunista.