Chi volesse monitorare i tagli alle emissioni di CO2 da parte delle banche dovrà avere familiarità con l’Onu. Non è una esagerazione. Nell’inchiesta di Plus24 del 6 gennaio scorso, 12 istituti di credito italiani hanno risposto in maniera affermativa al quesito sull’interruzione dei finanziamenti ai nuovi progetti di estrazione dei combustibili fossili. Per avvalorare il proprio percorso di decarbonizzazione, alcune banche hanno fatto un esplicito riferimento alla loro adesione all’iniziativa Net Zero Banking Alliance (Nzba). Organizzazione che si muove nell’ambito appunto delle Nazioni Unite.
Le italiane
All’alleanza Nzba, presentata nel corso della Cop26 di Glasgow, partecipano 142 istituti di credito di 44 Paesi per un totale di 74 trilioni di dollari di asset. Fra le ultime banche ad aderire c’è proprio un’italiana, la Popolare di Sondrio, che ha annunciato il 29 gennaio il suo ingresso in Nzba.
Le altre italiane sono: Banca Ifis, Banca Mps, Banco Bpm, Bper Banca, IntesaSanpaolo, Mediobanca, UniCredit. Da segnalare che dell’alleanza fa parte pure la francese BnpParibas nel cui gruppo è presente l’italiana Bnl.
Gli obiettivi
Chi aderisce a Nzba fa propria una serie di vincoli per raggiungere il Net-zero entro il 2050. Entro 18 mesi dall’adesione bisogna fornire gli obiettivi di decarbonizzazione per il 2030; a 36 mesi dall’adesione inoltre bisogna dare una serie di target da raggiungere relativi ai settori a più alta emissione. Impegni non da poco che finiscono in un report annuale.
Il meccanismo di controllo
Nelle 27 pagine di governance di Nzba è indicato anche l’accountability mechanism, un meccanismo di verifica degli impegni assunti dagli aderenti all’iniziativa.