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Un bollino UE per la qualità delle intelligenze artificiali

Marzo 26, 2023
nel Tecnologia
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* Eurodeputato, fa parte del Comitato speciale sull’intelligenza artificiale presso il Parlamento europeo ed è correlatore generale del Regolamento sull’Intelligenza Artificiale proposto dalla Commissione Europea

 

L’esatta definizione di cosa sia l’intelligenza artificiale è ancora oggetto di dibattito in ambito filosofico così come in quello giuridico, ma certamente possiamo dire che da una parte le sue applicazioni aprono molte possibilità di miglioramento della vita delle persone, dall’altra possono intaccare i nostri diritti, stravolgere l’organizzazione del lavoro e anche gli assetti istituzionali democratici.
Una delle parole chiave in questo ambito è “imprevedibilità”.
Infatti, di alcuni utilizzi oggi possiamo comprendere solo alcuni aspetti, mentre non siamo in grado di anticiparne appieno l’evoluzione. Lo sforzo in ambito europeo è dunque quello di legiferare con l’intento di sfruttare al meglio il potenziale dell’intelligenza artificiale senza intaccare i diritti individuali delle persone, anticipando le tendenze future.
I rischi sono reali, anche per la nostra democrazia.
Pensiamo ad esempio al diffondersi della possibilità di creare deepfake visivi o sonori da una semplice immagine o frase pronunciata, con implicazioni potenzialmente enormi sulla disinformazione.
E che il futuro sia imprevedibile e i cambiamenti nel settore siano incredibilmente rapidi ce lo sta dimostrando il caso ChatGPT, che ha costretto i più scettici a ragionare seriamente sulla necessità di regolare anche queste nuove applicazioni prive di usi specifici e strettamente delimitati: se fino a ieri i chatbot ci sembravano innocui, oggi producono testi talmente complessi da rendere sempre più difficile discernere se il loro autore sia umano o meno e potenzialmente possono essere usati per scrivere sentenze in tribunale, fare valutazioni su assunzioni e licenziamenti ed essere impiegati in ambiti che riguardano la salute e la sicurezza dei cittadini e dei loro dati.
Il Regolamento sull’Intelligenza Artificiale proposto dalla Commissione Europea e in esame all’Europarlamento, del quale sono correlatore generale, è teso proprio a identificare gli usi più rischiosi e sottoporli a certificazione sulla qualità dei dati, sui rimedi agli errori e sulla governance, fino ad arrivare a quegli utilizzi che danno luogo a rischi insostenibili e che vanno vietati, come la sorveglianza con telecamere a riconoscimento biometrico negli spazi pubblici ma anche la polizia predittiva e il “social scoring”.
È proprio con un modello di sviluppo dell’intelligenza artificiale basato sui nostri valori che pensiamo di poter competere meglio nel mondo, mettendo al centro la fiducia di cittadini, consumatori, laboratori e imprese e la tutela dei diritti fondamentali, senza creare eccessiva burocrazia ma valorizzando chi crea nuove imprese e ricerca innovativa, con supporto di mezzi finanziari comunitari e con il meccanismo delle sandbox per sperimentare con più facilità.
Una sfida incredibilmente complessa con implicazioni non solo sul nostro modello di società del futuro ma anche sulla geopolitica, ma proprio per questo un impegno da cui l’Europa non può sottrarsi.
 

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