Luigi Einaudi, secondo presidente della Repubblica italiana e padre di Giulio, il noto editore, se n’è andato nel 1961. Ma in qualche modo è pronto a tornare, grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale.
Il progetto, che porta proprio il nome dello statista, è stato sviluppato insieme con Fondazione Einaudi e Fondazione Compagnia di San Paolo da Reply, società che si occupa di digital services, come spiegato da Filippo Rizzante, CTO dell’azienda, sul palco delle OGR durante la prima giornata della Italian Tech Week 2023, in corso a Torino.
Dai bot agli umani digitali
Einaudi è (meglio: sarà) quello che si definisce un umano digitale, l’evoluzione dei copiloti, gli assistenti digitali che sono a loro volta il secondo step evolutivo delle IA conversazionali come ChatGPT e Bard. Rizzante ha ricordato che i copiloti “ci servono per aumentare la produttività del nostro lavoro o la sua qualità”, che possono “assistere le aziende in alcuni compiti, come quelli gestionali o nel rapporto con i dipendenti e le risorse umane”, ma anche noi consumatori, per esempio “nel processo di acquisto di un bene e per avere assistenza post vendita”. L’esempio è quello che Reply già fa con Audi, che mette a disposizione dei clienti un bot dotato di IA che possa guidarli nella risoluzione di eventuali problemi dopo avere imparato il manuale di uso e manutenzione delle varie vetture.
Quando a questi bot si danno un volto e una voce, si arriva appunto ai cosiddetti umani digitali: “Grazie a un’interfaccia grafica curata, questi software ci meravigliano perché hanno una sorta di identità, sono convincenti dal punto di vista visivo e vocale e assomigliano sempre di più agli umani”. Sono anzi oltre gli umani: “Sono metaumani, spesso fatti sfruttando Unreal, il motore grafico più diffuso nel mondo dei videogiochi”, e hanno “interfacce che risultano empatiche” per noi. Sono macchine, ma a noi sembrano persone perché hanno espressioni che ricordano le nostre. Che è una cosa che facilita la nostra interazione con loro.
Come funziona Einaudi AI
È qui che si concretizza il progetto Luigi Einaudi di Reply: “Vogliamo usare le IA per una nobile causa, darle nuovi scopi e l’accesso al pensiero liberale – ha spiegato l’azienda sul palco delle OGR – Vogliamo rendere la cultura accessibile e interessante per tutte le generazioni” e soprattutto “dare a tutti la possibilità di parlare con una delle più significative personalità italiane del secolo scorso”.
Rizzante non ha dato tempistiche certe sulla disponibilità per tutti dell’avatar di Einaudi (perché questo è, in estrema sintesi) ma lasciato intendere che presto le persone potranno chiacchierare con lui, chiedergli cose, godere delle sue competenze e delle sue conoscenze. E però, Rizzante ha chiarito quanta attenzione sia stata messa sia sulla fase di addestramento della IA che darà vita a Einaudi sia sull’interfaccia grafica, parlando in entrambi i casi di “grande impegno”. Dal primo punto di vista, il software è “basato su GPT, cui è stata aggiunta tutta la conoscenza di Einaudi”, sotto forma di circa 30mila contenuti fra libri, volumi e pubblicazioni a lui legate. Questa Einaudi AI sembrerà Einaudi perché ha studiato quello che sapeva lui. E parlerà come lui, con la sua voce e la sua mimica facciale, perché “abbiamo aggiunto più algoritmi per la sintesi vocale”, così che le persone potranno “sentire la voce di Einaudi e potranno parlare con lui”. Nonostante che siano passati oltre 60 anni da quando se n’è andato.
@capoema
