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Questa startup aiuta le donne rifugiate a trovare un lavoro nel digitale

Marzo 9, 2023
nel Tecnologia
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Migreat, la prima startup che Joséphine Goube, 34enne francese, fondò a Parigi insieme a Marco Muccini, aiutava i migranti a richiedere il visto in Europa: “Un’operazione titanica per chiunque, immaginate per chi non parla la lingua del paese in cui si trova e ha vissuto grandi traumi nel suo Paese”, racconta. E aggiunge: “In quegli anni ho scoperto tanto sulle regole dell’immigrazione e sulle relative difficoltà e ho capito che non c’era modo di arrivare legalmente e tutto era fatto per arrivare illegalmente”.

 

Techfugees, la no profit del tech per l’emancipazione dei rifugiati

Per questo la giovane si avvicina a Techfugees, no profit nata a Londra attiva in venti paesi che crea piattaforme open-source e open-data per identificare, mappare e immaginare soluzioni tech per l’emancipazione delle persone rifugiate e sfollate in tutto il mondo. “Il mio intento non era salvare il mondo ma facilitare la vita delle persone delle persone qui”, commenta.

“Grazie ai dati di Techfugees ho scoperto che per le donne la situazione era ancora più dura: spesso venivano relegate in casa a curare i bambini e, senza contatti con l’esterno, imparare la lingua e trovare un lavoro era ancora più difficile. Spesso poi, avevano alle spalle eventi traumatici che le rendevano insicure”. A conferma delle sensazioni di Goube, i dati: cinque anni dopo aver ottenuto i documenti, l’81% delle rifugiate non ha infatti ancora un lavoro in Francia. In Italia la situazione è la stessa.

 

L’idea di Sistech: aiutare le donne a trovare un lavoro nel tech 

Così Joséphine Goube nel 2017 fonda Sistech, organizzazione no-profit che supporta le donne rifugiate nell’accesso qualificato e sostenibile a opportunità di lavoro nel settore tecnologico e digitale. Nel 2021, Sistech ha lanciato il suo primo programma anche in Italia.

Fino a oggi ha sostenuto 250 donne tra Francia, Italia e Grecia e mira ad aiutarne 500 il prossimo anno ed espandersi anche in Germania e Spagna.

Ma cosa fa Sistech in concreto per queste persone? “Offriamo corsi di lingua e corsi intensivi di materie tecnologiche, baby sitter per i bambini, wi-fi e strumenti tecnologici come computer e smartphone – spiega la fondatrice -. Abbiamo rifugiate provenienti da tutto il mondo che cambiano numericamente in base alle correnti geopolitiche: due anni fa c’erano tantissime siriane, l’anno scorso afgane, ora molte donne ucraine e iraniane”.

Missione: cambiare l’approccio che le aziende hanno verso i migranti

Una delle missioni è anche cambiare l’approccio che le aziende hanno nei confronti dei migranti: “Persone formate che hanno una cultura differente e spesso parlano correntemente tre lingue sono un vero plus per le aziende”, commenta ancora. Non a caso a sostenere il progetto sono realtà come Cisco, L’Oreal, Terna e Bcg.

Sistech cambia letteralmente la vita delle donne che vi prendono parte: “A Parigi ho conosciuto una donna afgana che faceva la cassiera al supermercato – conclude Joséphine Goube – mi raccontò che aveva due master e nel suo paese era la portavoce del ceo di una telco. In Francia non ha trovato lavoro per cinque anni. L’ho esortata ad applicare al progetto Sistech: dopo sei mesi ha trovato lavoro in ambito cybersecurity in Bnl”.

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