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Newcleo, la startup del nucleare italiano punta a raccogliere un miliardo: “Tecnologia sicura e pulita”

Ottobre 26, 2023
nel Tecnologia
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Produrre energia in modo sicuro, affidabile e sostenibile attraverso reattori innovativi di IV generazione, in grado di utilizzare come combustibile scorie nucleari che già esistono: reattori modulari, piccoli, 6 metri per 6 metri, (parliamo dei cosiddetti small modular reactor, capaci di soddisfare il fabbisogno energetico di 600 mila famiglie), che possono essere prodotti in serie e trasportati nei siti di installazione, pronti in tre anni, quando la produzione sarà a regime. È quanto si propone Newcleo, una startup costituita nel 2021 che si occupa dello sviluppo di tecnologia nucleare.

Fondata da Stefano Buono, Elisabeth Rizzotti e Luciano Cinotti, la società è al lavoro sulla costruzione di sistemi nucleari con questi obiettivi: eliminare la necessità di grandi depositi geologici, utilizzando un flusso a neutroni rapidi che eviti la produzione netta di elementi radioattivi, accelerare lo sviluppo di nuovi cicli di combustibile, che forniscano energia economica, pulita, sicura e inesauribile dai nuclei e l’opportunità di bruciare i rifiuti nucleari di lunga vita prodotti dalla vecchia generazione di reattori nucleari.

L’accordo con Londra e le acquisizioni

La società ha stretto un accordo da 1 milione di euro con la London School of Economics and Political Science per lo sviluppo di ricerche avanzate nell’economia dell’energia e delle politiche energetiche. L’accordo, della durata di 5 anni, ha l’obiettivo di esplorare i benefici economici dell’innovazione tecnologica per la transizione energetica e consentirà di sviluppare la comprensione di quali siano le fonti di energia pulita più economiche, tenuti in considerazione gli eventi geopolitici globali e la necessità di accelerare la diversificazione e la sicurezza dell’offerta di energia. Gli altri tasselli? La chiusura dell’acquisizione di Srs servizi ricerche e sviluppo e di Fucina Italia, società attive nel settore della progettazione e costruzione di sistemi nucleari che utilizzano la tecnologia del piombo liquido. “Non vogliamo soltanto progettare reattori ma anche costruirli e renderli disponibili. Creare una supply chain ci consente di internalizzare le competenze”, spiega Elisabeth Rizzotti. L’operazione, completata a due anni dal lancio dell’azienda, fornirà alla stessa capacità di ingegneria nucleare, produzione e gestione delle scorie. 

Il round da 1 miliardo

Dalla sua costituzione la società ha raccolto 400 milioni di finanziamenti (due round partecipati anche da Exor, Liftt e Club degli investitori) e a marzo ha aperto un aumento di capitale di un miliardo di euro. “L’operazione sta andando molto bene ed è in linea con le nostre aspettative, a testimonianza di una fortissima sensibilità, la stessa che abbiamo rilevato quando abbiamo fondato la società e raccolto nel giro di poco tempo 400 milioni”, spiega Rizzotti. “Contiamo di chiudere nel corso del 2024”. 

Buono, Cinotti e Rizzotti, cofondatori di Newcleo 

Fisica e dirigente d’azienda, Rizzotti ha lavorato prima al Cern, poi in Accenture in ambito consulenza strategica, gestione del rischio e controllo per società del settore finanziario, per arrivare nel 2007 a UBI Banca, dove ha ricoperto numerosi ruoli manageriali. Nel 2021 è tornata al suo amore per la fisica, co-fondando newcleo. Chief Operating Officer (l’ingegnere nucleare Luciano Cinotti è invece Chief Scientific Officer), Rizzotti supervisiona le attività di newcleo nel Regno Unito e in Francia, oltre a ricoprire il ruolo di Managing Director per l’Italia. «Questa volta», precisa a proposito dell’operazione da 1 miliardo, «il round è più lungo perché gli attori coinvolti non sono solo privati ma investitori strategici e finanziari di alto profilo». A oggi newcleo ha avviato attività nel Regno Unito, in Francia e in Italia (la società fa ricerca e sviluppo a Torino dove impiega più di 100 scienziati e conta su un secondo centro di ricerca presso l’Enea sul lago Brasimone), con l’obiettivo di raggiungere oltre 500 dipendenti entro la fine dell’anno. Una startup? “Della startup abbiamo conservato la freschezza, la flessibilità, l’entusiasmo e la voglia di incidere”. 

 

Rizzotti, il capitolo nucleare in Italia è di nuovo aperto?

“Sì, assolutamente. Ne avevamo già sentore quando abbiamo costituito la società nel 2021, avvertendo che già allora c’era una fortissima sensibilità sui temi del climate change: sappiamo che il nucleare risponde esattamente a questa soluzione, non emette CO2 e consuma pochissima materia prima”.

 

L’esigenza di decarbonizzare ha riavvicinato persone e governi al nucleare?

“Con lo scoppio della guerra russo-ucraina il tema dell’indipendenza energetica è diventato un aspetto prioritario nelle agende dei governi: c’è bisogno di risposte al climate change, come spiegavo prima, di indipendenza energetica, e di un costo dell’energia accettabile. A livello politico avverto poi una sensibilità rinnovata, soprattutto nei confronti di un nuovo nucleare, per il quale, secondo il Ministro Pichetto Fratin, potrebbe non esserci  bisogno di un nuovo referendum”.

 

Un nuovo nucleare?

“Stiamo parlando di nucleare di quarta generazione, intrinsecamente sicuro e soprattutto pulito, per due ragioni: l’energia nucleare non emette CO2 e consuma pochissimo combustibile. La caratteristica di questi reattori è che possono utilizzare scorie nucleari come materiale combustibile, lavorato e re introdotto al punto che non ci sarà più bisogno di scavare nelle miniere: parliamo delle vecchie scorie nucleari e di quelle che saranno prodotte dai nuovi reattori. Si pensi al superamento dell’enorme problema del loro smaltimento”.

 

E la sicurezza?

“Il reattore, nel momento in cui dovesse verificarsi una reazione incontrollata, si spegne automaticamente attraverso un sistema di raffreddamento che crea una sorta di sarcofago. Si blocca tutto, evitando che ci possa essere una qualunque tipo di fuoriuscita di radioattività”.

 

In Italia avete in programma un primo test su un prototipo non nucleare nel 2026 insieme ad Enea.

“Sì,  i test su sistemi non nucleari cominceranno nel 2026 al centro Enea del Brasimone, sull’Appennino bolognese, dove abbiamo un laboratorio di ricerca in costruzione. Un area che stiamo riqualificando: qui si concentrerà la sperimentazione sul piombo, il materiale che utilizziamo per il raffreddamento del nostro reattore. Parallelamente abbiamo già avviato tutto il processo autorizzativo per il progetto in Francia di un primo reattore di piccola taglia, sperimentale, da 30 megawatt elettrici. A partire dal 2032 ci sarà il primo reattore commerciale da 200 megawatt elettrici e sarà quello che sarà prodotto in serie in questione per produrre elettricità: potrebbe essere ospitato in Inghilterra o anche in Francia”.

 

Con Fincantieri e Rina siete anche al lavoro su un mini-reattore da installare sulle navi.

“È un accordo finalizzato ad uno studio di fattibilità che servirà a capire come ottimizzare la nostra tecnologia per il settore navale. La propulsione di questo tipo è un ambito estremamente interessante da esplorare: può infatti offrire soluzioni efficienti (un reattore potrebbe non richiedere il cambio di combustibile per 10-15 anni), economiche e sostenibili”.

 

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