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Multa di 5 milioni a WhatsApp dalla Commissione irlandese

Gennaio 24, 2023
nel Tecnologia
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WhatsApp è stata multata di 5,5 milioni di euro dalla Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC) per aver violato il regolamento Europeo sulla protezione dei dati (GDPR).

La multa inflitta a WhatsApp è solo ultima in ordine temporale inflitta al gigante Meta, che possiede WhatsApp dal febbraio 2014, che è accusato ancora una volta di pratiche scorrette per la gestione dei dati dei propri utenti. Oltre alla multa, il DPC ha stabilito che Meta dovrà adeguare le proprie operazioni per il trattamento dei dati alla normativa sulla privacy entro sei mesi.

“La Commissione per la protezione dei dati (“DPC”) ha annunciato oggi la conclusione di un’inchiesta sul trattamento effettuato da WhatsApp Ireland Limited (“WhatsApp Ireland”) in relazione alla fornitura del suo servizio WhatsApp, in cui ha sanzionato WhatsApp Ireland 5,5 milioni di euro (per violazioni del GDPR relative al suo servizio).” recita il comunicato del DPC . “A WhatsApp Ireland è stato anche ordinato di rendere conformi le sue operazioni di trattamento dei dati entro un periodo di sei mesi”.

L’investigazione è stata avviata a seguito della denuncia presentata il 25 maggio 2018 dall’organizzazione no-profit NOYB  European Centre for Digital Rights. Nel maggio del 2018 è entrato in vigore il GDPR, ma poco prima dell’adozione del regolamento sulla privacy, WhatsApp ha aggiornato i Termini di servizio imponendo agli utenti di accettare le modifiche per continuare a utilizzare la popolare app di messaggistica. Il DPC ha quindi contestato la condotta di WhatsApp che ha subordinando l’accessibilità alla sua piattaforma da parte degli utenti all’accettazione delle modifiche dei Termini di servizi.

Secondo l’ente regolatore irlandese, la mancanza di trasparenza viola gli articoli 12 e 13, paragrafo 1, lettera c) del regolamento GDPR. “La decisione finale adottata dal DPC il 12 gennaio 2023 riflette la determinazione vincolante dell’EDPB, come sopra indicato.” continua l’annuncio. “Di conseguenza, la decisione del DPC include conclusioni secondo cui WhatsApp Ireland non ha il diritto di fare affidamento sulla base giuridica del contratto per la fornitura del miglioramento e della sicurezza del servizio (escluso ciò che l’EDPB definisce “sicurezza informatica”) per il servizio WhatsApp e che la sua elaborazione di questi dati fino ad oggi, in presunto affidamento sulla base giuridica del contratto, costituisce una violazione dell’articolo 6, paragrafo 1, del GDPR.”

Ovviamente WhatsApp si è detta contrariata per la multa ed ha annunciato che presenterà ricorso. L’azienda sostiene infatti che modifiche introdotte erano volte. “Crediamo fermamente che il modo in cui è erogato il servizio sia tecnicamente e legalmente conforme”, ha affermato un portavoce di WhatsApp. “Facciamo affidamento sulla necessità contrattuale per il miglioramento del servizio e per motivi di sicurezza perché riteniamo che aiutare a mantenere le persone al sicuro e offrire un prodotto innovativo sia una responsabilità fondamentale nella gestione del nostro servizio.”

Secondo l’organizzazione no-profit NOYB, WhatsApp utilizzerebbe metadati delle comunicazioni per finalità commerciali. Secondo un post pubblicato dal NOYB, WhatsApp non cifra i metadati e li condivide con Facebook e Instagram, che utilizzano queste informazioni per personalizzare annunci pubblicitari.

L’organizzazione ha sottolineato che i metadati possono essere utilizzati per acquisire conoscenza del comportamento degli utenti. I metadati sono informazioni relative alle comunicazioni digitali, esempi di metadati includono la durata delle conversazioni, chi comunica e con chi, quando le comunicazioni hanno luogo, e quando si utilizza l’app. Storicamente la protezione dei metadati è stata spesso ignorata, consentendo ad agenzie d’intelligence ed organizzazioni private di utilizzarli per spiare e prevedere il comportamento degli utenti. “Mentre la comunicazione stessa è crittografata, vengono raccolti i numeri di telefono e gli account Facebook o Instagram associati delle persone. Tali informazioni possono quindi essere utilizzate per personalizzare gli annunci per gli utenti su altre piattaforme Meta come Facebook e Instagram. Il DPC sembra essersi rifiutato di indagare su questa questione centrale delle denunce.” recita il post pubblicato da Noyb.

Come si legge nell’estratto sopra riportato, il DPC non prevede di aprire un’indagine sull’elaborazione dei metadati da parte di WhatsApp. “WhatsApp sostiene che il suo servizio è protetto da cifratura, ma questo vale solo per il contenuto delle chat, non per i metadati. WhatsApp sa ancora con chi chatti di più e a che ora. Ciò consente a Meta di ottenere una precisa comprensione del tessuto sociale che ti circonda.” ha spiegato il fondatore di NOYB, Max Schrems.  “Meta utilizza queste informazioni, ad esempio, per indirizzare gli annunci a cui gli amici erano già interessati. Sembra che il DPC si sia semplicemente rifiutato di decidere in merito, nonostante 4,5 anni di indagini”.

Dall’inizio dell’anno, la Commissione per la protezione dei dati (DPC) ha concluso due indagini sulle operazioni di trattamento dei dati di Meta Platforms Ireland Limited (“Meta Ireland”) nell’erogazione dei servizi Facebook e Instagram.

 

DPC ha multato Meta Platforms per un totale di 390 milioni di euro

Anche in questo caso si tratta di condanne per modifiche dei Termini di servizio dei servizi Facebook e Instagram prima dell’entrata in vigore del GDPR. Dal 2021 ad oggi, le aziende di Meta (Facebook, Instagram e WhatsApp) sono state multate per oltre 1,3 miliardi di euro, tuttavia le organizzazioni per la difesa delle libertà civili nel mondo digitale ritengano che si sia fatto ancora troppo poco per proteggere gli utenti, spesso ignari dell’immenso valore dei propri dati.

 

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