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La musica generata dall’IA

Marzo 29, 2023
nel Tecnologia
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C’è il jazz, il pop, il rock, il blues, il country, la techno, la salsa e la bossa nova. E ora c’è anche la musica generata dall’intelligenza artificiale, musica creata o composta con l’aiuto di algoritmi di IA o di modelli di apprendimento automatico.
Invece di affidarsi a musicisti umani per comporre o eseguire musica, quella generata dall’IA viene creata inserendo dati musicali in un programma informatico, che poi usa algoritmi per analizzare, interpretare e generare nuova musica.
Ovviamente tanti sono i generi, tante sono le forme che la questa musica può assumere, compreso forme completamente inedite, da semplici melodie e progressioni di accordi a brani musicali più complessi che incorporano più strumenti e stili. È ovvio che si tratti di un campo relativamente nuovo, in cui la ricerca e la sperimentazione sono ancora in corso, tuttavia l’IA è già stata usata in una serie di applicazioni, dalla creazione di musica di sottofondo per videogiochi e film alla generazione di paesaggi sonori per installazioni artistiche e performance live.
Le possibilità di utilizzo sono molte, prima di tutto la composizione: l’IA viene utilizzata per creare nuove composizioni, sia partendo da zero sia analizzando brani esistenti e generando nuove variazioni. Un approccio è quello di utilizzare modelli generativi, come le reti neurali, per creare nuove melodie e progressioni di accordi. Un altro consiste nell’usare algoritmi evolutivi per far evolvere frasi e strutture musicali nel tempo. C’è poi la performance: l’IA viene utilizzata per simulare le prestazioni dei musicisti umani, con algoritmi in grado di generare performance espressive che suonano come se fossero suonate da un essere umano. Ciò può includere la generazione di suoni realistici di strumenti, come la chitarra o il pianoforte, e persino l’imitazione degli stili di singoli musicisti. In realtà noi, come ascoltatori di musica, abbiamo già un rapporto costante con l’intelligenza artificiale: servizi come Spotify e Pandora utilizzano algoritmi di apprendimento automatico per analizzare la cronologia degli ascolti degli utenti e generare playlist e raccomandazioni personalizzate.
Ma l’IA è utile anche nel campo degli studi musicali, viene usata per analizzare la musica ed estrarre informazioni utili, come il tempo, la tonalità e la struttura di un brano. Questo può essere utile in una serie di applicazioni, dalla trascrizione automatica della musica all’analisi del contenuto emotivo di un brano musicale.

Certo, ci sono territori e ambiti musicali, come il jazz o il rock, che sembrano talmente lontani, in termini concettuali e espressivi, da questo tipo di ricerca, da sembrare “protetti” dall’invasione delle IA. Invece l’intelligenza artificiale è stata utilizzata anche per creare e analizzare musica rock. Ad esempio, un team di ricercatori dei Sony Computer Science Laboratories di Parigi l’ha utilizzata per creare una canzone rock originale, intitolata “Daddy’s Car”, nell’ormai lontano 2017, con un programma chiamato Flow Machine, ispirata allo stile dei Beatles. Il sistema è stato addestrato su un database di oltre 13.000 canzoni, comprese quelle dei Beatles, ed è stato in grado di generare un brano, che obbiettivamente aveva molte delle caratteristiche dello stile originale beatlesiano, che ha avuto un ampio successo, con oltre 2,9 milioni di visualizzazioni solo su YouTube. Un altro esempio è l’uso di algoritmi di apprendimento automatico per analizzare le strutture e i modelli della musica rock esistente. Questo può aiutare a identificare progressioni di accordi comuni, schemi melodici e altre caratteristiche musicali tipiche del genere. Informazioni che possono essere utilizzate per generare nuova musica rock che suoni autentica e fedele al genere. L’IA è stata utilizzata anche per simulare le performance dei musicisti rock. Ad esempio, i ricercatori del Georgia Institute of Technology hanno analizzato gli stili di esecuzione dei chitarristi rock con algoritmi di apprendimento automatico e hanno poi usato queste informazioni per generare performance di chitarra dal suono realistico. Questa tecnologia viene utilizzata per creare intere band o anche soltanto musicisti “ospiti” virtuali per le esibizioni dal vivo o le registrazioni.
Spotify segue con attenzione queste evoluzioni e da tempo ha aperto il Creator Technology Research Lab, per aiutare gli artisti nel loro percorso creativo e studiare le possibilità dell’applicazione dell’IA in musica. Oggi l’intelligenza artificiale crea, produce e suona interi album. Su Youtube, basta una semplice ricerca con “artificial intelligence music” per ottenere un lungo elenco di brani generati da macchine, così come su Spotify, Amazon Music e Apple Music ci sono già molte pagine dedicate ad artisti virtuali. Come quella dei Dadabots, progetto IA creato da due studenti di Berkeley.

Ma non bisogna pensare solo ai facili effetti speciali o alle imitazioni. La musica “generativa” è con noi da moltissimo tempo. Anche se non è pensata da un’IA, quella che anima le installazioni di Brian Eno è arte creata automaticamente da macchine sonore, seguendo le istruzioni del suo creatore. Le possibilità, insomma sono molte, e siamo solo agli inizi di un’avventura che potrebbe riservare bellissime sorprese.
* E questo articolo è stato creato utilizzando, ovviamente, un’intelligenza artificiale, quella di ChatGPT.

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