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Fabrizio Martini, il predicatore della rivoluzione elettrica

Marzo 12, 2023
nel Tecnologia
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“Sai qual è la cosa più bella che ho imparato? Che tutti noi, su questo pianeta, vogliamo un mondo migliore. E che le forze del bene sono più potenti del male. Io credo nella rivoluzione elettrica”.

Ha sviluppato un cervello intelligente per le batterie al litio (e non solo). Lo ha chiamato Eve-AI. Ha creato un’impresa e l’ha fatta in America. E ora fattura, annuncia round e sogna di rientrare. Questa è la storia di un founder italiano che a 21 anni parte da Milano per fare un master all’università di Boston. Tempo di permanenza previsto: un anno. Ne sono passati 13, e lui non è ancora tornato.

Lavora prima per il governo americano. Poi per la Nasa. Crea un brevetto per la batteria di un drone elettrico che deve esplorare Venere. Funziona. A un certo punto richiede la proprietà di quel brevetto alla Nasa e fonda la sua impresa. Lui è Fabrizio Martini, classe 1986. Nel 2015 a Boston ha lanciato Electra Vehicles, azienda che unisce dati, machine learning, intelligenza artificiale ed elettrificazione. Ha appena chiuso un round di 21 milioni di dollari, capitanato da United Ventures, veicolo di venture capital basato a Milano, insieme ad altri investitori. Quasi tutti italiani.

“Abbiamo sviluppato software che, grazie all’analisi dei dati a 360 gradi, possono aumentare la durata, la vita e la sicurezza delle batterie al litio. Ora li vendiamo in licenza nel campo dell’automotive, ma potremmo spaziare anche in altri campi, come l’avionica, la robotica, lo stationary storage. Diamo in pasto alle reti neurali dati che provengono dalla batteria, dal guidatore e dal suo stile di guida (ne sono stati riconosciuti almeno 7, ndr), dal tipo di veicolo e dall’ambiente. Il risultato? Possiamo migliorare la performance di ogni singola batteria del 28%, farla durare anche 14-15 anni anziché 6-7. E prevedere i danni con 3 mesi di anticipo”.

Martini ha 36 anni e un pedigree di quelli che possono servire nella vita. Figlio di imprenditori, appassionato di MotoGP e auto. Si muove solo in bicicletta. Laurea triennale al Politecnico di Milano: Dinamica dei veicoli. A 21 anni è già all’estero per un dottorato in Batteria ed Energy storage alla Northeastern University di Boston.  Poi l’università lo inserisce nel mondo del lavoro. A 22 anni sviluppa batterie innovative per il governo americano: prima per il dipartimento dell’Energia e poi per quello della Difesa. A 23 anni, l’America gli dà 5 milioni di dollari per realizzare le batterie e gli chiede di far vedere i suoi risultati nel deserto, a Houston e a Cape Canaveral. Da qui arriva alla Nasa: “Lì succedono le cose come si vedono nei film. Ti chiedono di inserire un cilindro in una forma triangolare e non vogliono mai sentirsi dire che non si può fare o è difficile. Voglio sentirsi dire che riesci a farlo, anche quando è quasi impossibile. Stavano lavorando all’esplorazione di Venere tramite droni elettrici e mi hanno chiesto di trovare la batteria ideale per quell’ambiente.  Per quel progetto ho sviluppato un software. Passati gli anni, ho richiesto alla Nasa il brevetto per fare un’impresa”. Gli hanno risposto di sì, “a patto che rimani negli Stati Uniti per 4 anni”. E così “ho investito tutti i miei risparmi, 65mila dollari, e sono partito. Poi lo Stato del Massachusetts mi ha dato un grant di 300mila dollari, Amazon Web Service me ne ha dati altri 150mila. Le aziende avevano tanti dati e non sapevano cosa farne. Noi ci offrivamo di guardarli, analizzarli e dare poi loro un sacco di informazioni utili. Abbiamo iniziato a fatturare da subito”.

Ormai cittadino americano, due anni fa Fabrizio, che guida un team di 50 persone e fattura 10 milioni di dollari l’anno, decide di aprire una sede anche in Europa. E tra Parigi, Monaco, Francoforte e Torino sceglie il capoluogo piemontese: “Perché qui abbiamo trovato investitori, il supporto della Regione Piemonte e un evento come la Italian Tech Week”.

Al nuovo round, annunciato il 22 febbraio 2023, hanno partecipato anche Stellantis Ventures e precedenti investitori che hanno riconfermato l’interesse, come LIFTT e il Club degli Investitori. Al round ha partecipato anche BlackBerry Limited: “Oggi prevediamo di assumere altre 50 persone tra Torino e Boston. Vogliamo portare le nostre tecnologie sui veicoli e chiudere contratti commerciali con le case automobilistiche”.

Ancora: “Ho imparato a chiedere. Non immaginavo che la Nasa mi restituisse il brevetto, e invece lo ha fatto. Ho imparato che dietro a ogni problema c’è sempre una soluzione. Ho imparato che tutti noi su questo pianeta vogliamo un mondo migliore. E quando ci si unisce per una buona causa, le forze del bene sono più forti del male. Ho messo in questa impresa tutto me stesso. Mio padre mi chiedeva cosa avrei fatto, e io gli rispondevo che volevo fare la mia parte. Il cambiamento climatico ci sta sconvolgendo. L’uomo sta accelerando tutto questo in maniera esponenziale. Il passaggio all’elettrico è obbligatorio, così come il passaggio alle energie rinnovabili. In California dal 2035 sarà vietata la vendita di auto a benzina e diesel. L’Europa farà lo stesso. È importante che tutti ne abbiano consapevolezza e che si affrettino a farlo. Tutte le case automobilistiche stanno investendo miliardi nell’elettrificazione. Le vendite di auto elettriche raddoppiano ogni anno. Entro 10-15 anni saremo tutti incentivati a prenderne una. Tra l’altro sono anche più divertenti da guidare”.

A Boston, Martini è conosciuto come “l’imprenditore in bicicletta”, anche se “stare sulle due ruote dietro a una fila di macchine a gasolio e benzina non è la cosa più piacevole che esista. Quando ho visto il grande trend dell’elettrico, mi sono detto che volevo fare la mia parte, perché questo trend non impiegasse 20 anni, ma meno. Dai miei genitori che guidano un’azienda di floricultura con 100 anni di storia ho preso la passione per il rischio di impresa e quella per il capitale umano. Tutti i miei collaboratori hanno una piccola parte di Electra. Che si chiama così non solo perché rimanda al concetto di elettrico, ma perché è un nome femminile. Credo nella parità di genere. Fino a due anni fa ero riuscito a mantenere nel mio team lo stesso numero di donne e di uomini. Oggi faccio fatica a trovare donne specializzate nelle materie Stem. Credo nella diversità. In Electra trovi gente di tutte le provenienze, di tutte le religioni, di ogni genere sessuale. Ho incontrato persone negli Stati Uniti ma anche a Torino con la voglia di migliorare la loro vita e quella degli altri e desiderare un futuro migliore per quelli che verranno dopo. Questo ha fatto la differenza per me. Sto valutando di tornare. Ero preoccupato dall’ecosistema italiano, ma sta migliorando mese dopo mese. Sarebbe bello tornare in tanti. Electra e l’America mi hanno dato la possibilità di esprimermi, ma in Italia mi sento a casa. Bisognerebbe però fare due cose: raddoppiare, se non triplicare, gli investimenti tech previsti nei prossimi anni e spingere i più giovani a preferire le startup alle grandi aziende. Facciamo fatica ad assumere i ragazzi italiani dalle università. Siamo ancora tradizionalisti anche nelle nuove generazioni?”.

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