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Cos’è Take it Down, il sito per rimuovere foto e video di abuso e sfruttamento dei minori

Marzo 29, 2023
nel Tecnologia
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Una volta postata una foto online è difficile fare marcia indietro. Spesso gli adolescenti ignorano questo monito e si trovano disarmati nel momento in cui immagini che li ritraggono in circostanze imbarazzanti, o senza veli, cominciano a circolare sul Web. Perciò è nato Take it Down.

Si tratta di una piattaforma realizzata dal National Center for Missing and Exploited Children (in sigla, Ncmec) per aiutare i minori a rintracciare e a cancellare da Internet foto e video sessualmente espliciti o di nudo parziale che li riguardano. Anche Facebook ha contribuito all’iniziativa, finanziando l’investimento iniziale. Contemporaneamente, al progetto partecipano Yubo, l’app considerata una sorta di Tinder dei teenager, MindGeek, società detentrice di siti come PornHub e YouPorn, e OnlyFans.

Take it Down, sebbene dedicato principalmente ai minori, consente pure agli adulti di verificare se siano presenti online contenuti sessualmente espliciti condivisi con imprudenza (magari durante l’adolescenza) ed eventualmente rimuoverli.

Per avviare il processo basta andare sul sito e cliccare sul pulsante con la scritta in inglese Get Started o, in spagnolo, Comenzar. L’accesso è libero a chiunque navighi su Internet, senza limitazioni del Paese di provenienza, come viene chiarito nella sezione delle FAQ. Nel caso l’utente sia un minore, si prevede un sistema per creare direttamente sulla piattaforma un’impronta digitale dell’immagine (un hash, vale a dire un codice per renderla univoca) da riconoscere e rimuovere.

La procedura (attivabile anche in via preventiva, prima della comparsa online) assicura il mantenimento dell’anonimato della segnalazione e la garanzia che non ci sia un effettivo caricamento del contenuto, il quale rimane sul dispositivo.

D’altra parte, le foto o i video dei quali è stata generata l’impronta digitale vengono inseriti in un database con cui possono interagire le aziende tech aderenti al progetto. Che, in questo modo, sono in grado di eliminarli dai loro servizi. Di conseguenza, più si amplia la base di adesione, più il lavoro svolto grazie a Take it Down diventa incisivo ed efficace.

Per un maggiorenne, invece, il sito rimanda all’indirizzo di StopNCII.org, iniziativa promossa nel 2021 e sostenuta da Facebook allo scopo di contrastare la condivisione non consensuale di contenuti intimi, fenomeno meglio conosciuto sotto il nome di revenge porn. Solo nel primo anno, questa piattaforma ha gestito le richieste di 12mila adulti trasformandoli in casi attivi.

La difesa dei minori, comunque, resta l’obiettivo principale. I numeri in crescita di episodi di abusi e sfruttamento sessuale online a danno di teenager, registrati da Ncmec e da associazioni no-profit come CyberTipline, giustificano il fatto di elevare il problema a priorità. Nel 2020, del resto, Meta ha denunciato la scoperta di oltre 20 milioni di immagini illecite a sfondo sessuale contro bambini: “Avere contenuti espliciti su Internet è traumatico e fa paura, specialmente alle persone di giovane età” – ha commentato Gavin Portnoy, vicepresidente e responsabile per la comunicazione di Ncmec – Per questa ragione vogliamo dare una mano e cercare di cambiare l’idea che non sia più possibile porre rimedio al passato, rimuovendo questo materiale inserito online”.

In precedenza, big tech come Meta o TikTok, benché professino tolleranza zero contro chi abusa dei minori, sono stati ripetutamente oggetto di critiche e di indagini governative per non aver fatto abbastanza di fronte all’incremento delle attività di sfruttatori e predatori sessuali di bambini e adolescenti nelle varie app e social network. Tuttavia, la creazione di Take it Down (cui per ora non si sono uniti né Twitter né TikTok) è segno che s’intende rinnovare e rafforzare l’impegno di proteggere la fascia di gioventù più indifesa ed esposta.

Da quando è online, il sito ha già ricevuto domande per 200 casi. La procedura è operativa su Facebook, Instagram e Messenger, ma non su WhatsApp, perché messaggi e contenuti inviati da una piattaforma che utilizza sistemi di crittografia non potranno essere rimossi.

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