Elon Musk lo aveva detto la prima volta circa un anno fa: “L’algoritmo di Twitter dovrebbe essere open source”, aveva spiegato l’allora aspirante numero uno del social network al TED 2022. In questi ultimi mesi, della gestione della piattaforma fondata da Jack Dorsey da parte del patron di Tesla si è parlato molto, tra le polemiche ogni volta diverse (l’ultima è con il New York Times) e l’introduzione del servizio a pagamento Blue.
Una promessa, però, è stata rispettata: il codice dell’algoritmo che governa la homepage di Twitter è stato effettivamente reso disponibile online. Il codice è stato pubblicato su GitHub e l’azienda ha diffuso un post sul blog ufficiale per spiegare, con maggiore dettaglio rispetto al solito, come funziona il sistema di raccomandazione del social network.
Una precisazione, prima di tutto: quando si parla di algoritmo e di sistema di raccomandazione di Twitter ci si riferisce a quella formula che gestisce la homepage del social network, che oggi, nella sua sezione predefinita Per Te, è un mix tra tweet da profili che l’utente segue e su argomenti che potrebbe trovare interessanti. Alla base ci sono i dati degli utenti, che l’intelligenza artificiale alla base del sistema analizza per selezionare e classificare i contenuti più interessanti per ciascun profilo. Questa operazione di filtro avviene sì a partire da informazioni personali, ma anche da una serie di fattori oggettivi, che Twitter ha reso pubblici.
Come funziona la selezione dei tweet
Partiamo dall’inizio. Ogni volta che apriamo Twitter, il sistema è chiamato a selezionare per noi una serie di contenuti (1500 alla volta, fanno sapere dal social network) per andare a comporre la nostra homepage. Lo fa pescando da due gruppi principali di tweet, il primo dei quali è quello dei profili che seguiamo: in questo caso, prende in considerazione la relazione dell’utente con chi ha pubblicato il tweet. In altre parole, se capita spesso di interagire o leggere i contenuti postati da un determinato profilo, è molto probabile che questo continuerà a comparire con costanza nella nostra timeline.
Il secondo gruppo è molto più ampio, perché comprende tutto il resto, ovvero i tweet che provengono da profili non seguiti. L’approccio è duplice: da un lato vengono presi in considerazione contenuti con cui il network dell’utente ha interagito in qualche modo; dall’altro, tweet su argomenti cui l’utente stesso ha mostrato un qualche genere di interesse. Insomma, se leggiamo e interagiamo molto con contenuti che il sistema identifica come relativi alla tecnologia, è molto probabile che il sistema continuerà a mostrarci tweet di quel genere, anche da profili che non seguiamo.
I fattori che aumentano la visibilità di un tweet
A questo punto, la domanda viene spontanea: in che modo il sistema mette in ordine questi 1500 contenuti? Il principio alla base ha a che fare con l’interazione. L’algoritmo sceglie i tweet sulla base della probabilità che l’utente li apra o lasci un like o una condivisione.
Però, non tutte le interazioni sono uguali. Secondo quanto si apprende dal codice, ogni like aumenta di 30 volte la visibilità di un contenuto, un retweet di 20, un commento solo di 1. Altri fattori positivi, che favoriscono la probabilità che un tweet venga visto da più utenti, sono la presenza di un contenuto multimediale, video o immagine che sia; in quest’ultimo caso, la visibilità raddoppia. Garantisce un aumento, come annunciato anche da Musk, pure l’iscrizione a Twitter Blue, che viene considerata dall’algoritmo un moltiplicatore di diffusione. E che, a partire dalle prossime settimane, sarà decisiva anche per la possibilità di comparire nella sezione Per Te.
Ci sono, tuttavia, anche fattori negativi: tendenzialmente, mettere un link non viene ben visto dal sistema, così come un numero troppo alto di hashtag o l’essere stati bloccati o silenziati da tanti utenti. Anche pubblicare contenuti su argomenti al di fuori della propria nicchia può diminuire la portata di un determinato contenuto: se il sistema identifica un utente nella categoria Tecnologia (per esempio), un tweet sul calcio potrebbe essere penalizzato e distribuito a un numero minore di utenti.
I dubbi su Elon Musk e l’Ucraina
Un algoritmo è un sistema complesso. E al netto del tentativo di semplificare, all’interno delle righe di codice pubblicate da Twitter si nascondono una serie di questioni anche curiose, che danno un senso del numero elevatissimo di parametri nascosti dietro le quinte dei social network.
Una curiosità riguarda una particolare attenzione che l’algoritmo ha per lo stesso Musk. Nel codice, c’è una sezione in cui il sistema ha l’istruzione di dividere gli utenti in categorie specifiche: ci sono i power user, ovvero gli utenti forti, poi i due gruppi politici di Democratici e Repubblicani e c’è Elon Musk. Ebbene sì: Twitter monitora in modo esclusivo le performance dei contenuti pubblicati dal suo numero 1, che più di una volta è in effetti intervenuto per orientare l’algoritmo a proprio favore. In questo caso, fanno sapere dall’azienda, si tratta solo di un tracciamento ai fini di analisi.
Un altro tema interessante riguarda la disinformazione, un argomento molto caldo per Twitter e i social in generale. In questo senso, l’algoritmo identifica, tramite un sistema automatico, i tweet violenti, tossici o di disinformazione, e li penalizza. Ciò che è saltato agli occhi di molti è che, all’interno di queste categorie, ci sia anche la guerra in Ucraina. Stando a quanto si legge nel codice, la distribuzione dei contenuti che parlano del conflitto viene diminuita dal sistema. Su questo tema, lo stesso Musk ha avuto un atteggiamento ambivalente: prima, con la fornitura del servizio Starlink al governo di Kiev, poi con le polemiche con Zelensky sul piano di pace che lo stesso numero uno di Twitter aveva proposto.