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Come difendersi dalla wangiri, la truffa telefonica dello squillo senza risposta

Marzo 30, 2023
nel Tecnologia
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A volte ritornano, per citare una celebre raccolta di racconti di Stephen King. A volte ritornano e fanno ancora paura. È il caso della wangiri, la cosiddetta truffa dello squillo, di cui in Italia si iniziò a parlare oltre 19 anni fa, nel febbraio del 2004, e di cui online si torna ciclicamente a parlare.

Una cosa va detta subito, quando si parla di wangiri: nonostante quello che si legge sui siti italiani in questi giorni, nonostante i titoli allarmistici, nessuno può svuotare il credito del cellulare con uno squillo. Nessuno, se non con l’involontaria collaborazione della persona chiamata.

google trends: le ricerche per la parola wangiri in Italia

Che cos’è la wangiri e come funziona

La wangiri, nota anche come ping call (letteralmente “chiamata di rimbalzo”, usando un noto termine informatico), si chiama così perché deriverebbe da un’espressione giapponese che starebbe a indicare l’azione di fare uno squillo e riattaccare. Che è un po’ quello che facevano i ragazzini italiani con i genitori all’inizio degli anni Duemila. Lo scopo è più o meno lo stesso: farsi richiamare dalla persona chiamata.

Quello che succede è che la potenziale vittima riceve sullo smartphone una telefonata, di solito in momenti in cui potrebbe avere difficoltà a rispondere (in orari d’ufficio o di notte), che appunto dura solo uno squillo. E spesso viene anche ripetuta nel tempo: più chiamate da uno squillo nell’arco di poche decine di minuti, di solito da numeri con prefisso internazionale, come Cuba (il numero inizia con +53), Gran Bretagna (+44), Kosovo (+383), Moldavia (+373) oppure Tunisia (+216).

Sin qui, la truffa è innocua: non si possono prendere soldi dal credito telefonico con uno squillo e nemmeno si potrebbe se si fosse veloci abbastanza da rispondere immediatamente. La trappola scatta dopo, quando si decide di richiamare: si viene reindirizzati verso un numero telefonico a pagamento, cui spesso non risponde nessuno o risponde una voce preregistrata che ha l’unico scopo di fare passare il tempo. Più ne passa, più i cybercriminali guadagnano, perché la wangiri può arrivare a costare anche 1,5 euro al secondo.

Altre versioni più elaborate prevedono l’attivazione di qualche abbonamento a pagamento con la telefonata di richiamo oppure l’invio alla potenziale vittima di messaggi di richiesta di aiuto (per un figlio, un nipote, un parente in difficoltà) con l’indicazione di un numero telefonico da contattare.

Come difendersi dalla wangiri

Si capisce abbastanza facilmente che il primo, principale e fondamentale modo per difendersi da questa truffa è usare il buon senso. Che, come su Italian Tech abbiamo scritto spesso, resta un’arma insuperabile per tutelarsi sia online sia nella vita reale.

In parole povere: non si deve richiamare un numero che non si conosce o che non si ha in rubrica, a maggior ragione se la telefonata arriva dall’estero. Mai e in nessun caso.

Già così si può stare sicuri di evitare la stragrande maggioranza dei rischi, ma ci sono altri modi per difendersi ulteriormente, questa volta usando la tecnologia, perché negli anni tutti e due i principali sistemi operativi degli smartphone (Android e iOS) hanno messo in piedi contromisure per combattere questi fenomeni.

Sugli iPhone c’è una lista di numeri spam che si può andare man mano a riempire e può includere pure quelli dei call center e anche si può usare un’app che faccia da barriera e sia in grado di riconoscerli automaticamente: nella nostra esperienza, una di quelle che funzionano meglio è Truecaller (si scarica da qui).

C’è anche sul Play Store, ma forse qui è superflua. Con pochissime eccezioni, ormai praticamente tutti i telefoni Android usano l’app Telefono di Google, che integra un ottimo servizio antispam: è la prima voce delle Impostazioni (icona dei 3 puntini in alto a destra), dovrebbe essere attivo di default, altrimenti si può attivare usando entrambi i selettori presenti. Da quel momento in poi, il telefono nemmeno squillerà in presenza di una chiamata di spam o potenzialmente pericolosa (che sarà visibile nel Registro chiamate con un simbolo specifico) e inoltre si potrà tenere a lungo premuto sul numero di una qualsiasi chiamata in entrata per segnalarlo come spam e bloccarlo da quel momento in poi.

A questa cosa, gli smartphone della gamma Pixel aggiungono un ulteriore livello di protezione: dalla fine dello scorso ottobre, anche in Italia è disponibile il Filtro chiamate di Google, che permette al telefono di rispondere fisicamente al posto nostro. A chiunque, con la sola pressione di un tasto: attivarlo è molto semplice, come avevamo spiegato qui.

@capoema

 

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