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Arte da toccare e da sentire, il progetto di ETT al Festival della Scienza di Genova

Ottobre 28, 2023
nel Tecnologia
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Rendere l’arte accessibile a tutti, anche a chi ha disabilità, in particolar modo legate alla vista: questa l’idea da cui è partita la genovese ETT per realizzare il prototipo di un’opera fruibile non solo con gli occhi. Non un’idea nuova (per fortuna) ma un’idea ben realizzata, come abbiamo potuto verificare di persona in occasione del Festival della Scienza, che si svolge nel capoluogo ligure sino al 5 novembre (qui il programma completo).

Il cuore di tutto è la riproduzione in scala 1:1 del bassorilievo bronzeo Deposizione nel sepolcro del Giambologna, scultore fiammingo del XVI Secolo, il cui originale è esposto proprio a Genova: “Ne abbiamo fatto la scansione laser, poi lo abbiamo ricostruito grazie alla stampa tridimensionale e lo abbiamo arricchito con sensori cui sono abbinate diverse tracce audio”, ci ha spiegato Manuela Serando, la responsabile del progetto.

Musei, guide turistiche, scuole: i casi d’uso

Serando oggi lavora in ETT come content specialist e cultural project manager, ma è dalla sua tesi di dottorato in Studio e Valorizzazione del Patrimonio storico che è nato il prototipo esposto al Festival, nell’area del Villaggio dell’Innovazione Raise: “Abbiamo collaborato con molti volontari ipovedenti e non vedenti e anche con rappresentanti dell’Uici per capire come rendere l’opera più facile per loro, che cosa cercassero e quali fossero le esigenze”, ci ha detto ancora.

Nel concreto, funziona così: nella parte inferiore del bassorilievo, fatto di materiale plastico, c’è un pulsante che fa partire una intro vocale che spiega come utilizzarlo; inoltre, i sensori annegati in varie parti della figura sono sensibili al tocco (molto sensibili, come abbiamo potuto verificare) e quando attivati fanno partire altre spiegazioni riferite a quello che si sta toccando.

Tutta la struttura è autonoma, nel senso che i file audio, le componenti e la sensoristica sono annegati all’interno e non è necessario un computer di supporto per funzionare: “Si può attivare il bluetooth o il wifi per collegarsi a un paio di cuffie o auricolari esterni e anche possiamo cambiare le tracce audio per adattarle a diverse disabilità, perché ipovedenti e non vedenti hanno esigenze diverse”, ci ha spiegato ancora Serando.

Questa cosa, unita al fatto che il progetto può essere facilmente adattato pure ad altre necessità, come quelle degli studenti (che abbiano o meno difficoltà di apprendimento), rende l’idea di ETT particolarmente efficace e modulabile: dall’azienda ci hanno chiarito che “ne possiamo fare versioni per le scuole, per esempio per rendere più facili o accattivanti le spiegazioni di geometria, usare questa tecnologia per le mappe, per le guide turistiche e così via”.

Un futuro che esiste già

Non è un’ipotesi, è già realtà: a Genova, nella storica via Garibaldi, c’è un plastico multisensoriale installato dentro a Palazzo Rosso, realizzato sempre da ETT, che fa esattamente questo, cioè spiega la strada (e soprattutto i palazzi che la incorniciano) alle persone ipovedenti, appunto attraverso stimolazioni uditive e tattili.

Di più: a Bologna c’è un intero museo (si chiama Anteros) basato proprio su questi concetti, nato nel 1999 e che oggi ospita decine di riproduzioni tridimensionali di opere famose o famosissime, che i visitatori possono in qualche modo vedere attraverso le mani.

L’idea di ETT è un’ulteriore evoluzione di questo concetto, aiutata dalla tecnologia e dal progresso: “Per realizzare questo prototipo è servito circa un mese di lavoro – ci ha raccontato Serando – Quello che ha richiesto più tempo è forse la raccolta del materiale e delle informazioni, mentre per la parte di stampa sono bastati un paio di giorni”. Sui costi non ci sono dettagli, sia perché è sgradevole parlare di soldi in questi contesti sia perché “il progetto è modulabile non solo sulla base delle esigenze del cliente ma anche sulla base del suo budget”. In che senso? “Nel senso che possiamo eventualmente farlo più piccolo, con meno dettagli, meno sensori e meno tracce audio, così da ridurne il costo finale”. Che è in effetti un bel modo per rendere accessibile un progetto fatto per rendere l’arte accessibile.

@capoema

 

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