Nel 2024, grazie a Project Kuiper, Amazon diventerà ufficialmente un Internet service provider, ovvero un fornitore di servizi di connettività residenziale.
Ovviamente più simile a Starlink di Elon Musk che a Tim o Vodafone, poiché impiegherà migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa (low Earth orbit, LEO) collegati a una rete globale di antenne, fibra ottica e snodi. L’obiettivo è fornire “una banda larga veloce e conveniente alle comunità di tutto il mondo che sono attualmente prive o scarsamente servite da Internet tradizionale e opzioni di comunicazione”. Si pensi a condomini, ma anche scuole, ospedali, aziende, agenzie governative e altre realtà che operano in luoghi privi di servizi affidabili di connettività.
Il nome dell’iniziativa si deve alla Fascia di Kuiper, una regione del Sistema Solare che esiste oltre gli 8 pianeti maggiori, e al defunto astronomo olandese Gerard Kuiper, che è considerato uno dei padri della moderna scienza planetaria.
L’azienda di Jeff Bezos lavora a questo progetto dal 2018, ma solo recentemente ha svelato i primi componenti e il percorso che dovrebbe consentire la vendita dei servizi entro la fine del prossimo anno. Da ricordare che solo a luglio 2020 la Federal Communications Commission degli Stati Uniti ha concesso ad Amazon la licenza per inviare e gestire i satelliti del progetto Kuiper: il lancio dei primi due prototipi, dei 3236 attesi nel decennio, è previsto nei prossimi mesi.
Project Kuiper, una infrastruttura mista Terra-Spazio
Un servizio di connettività come quello progettato da Amazon prevede un’infrastruttura di terra, una rete di satelliti e i terminali dei clienti, che poi non sono altro che piccole antenne con hardware aggiuntivo. A terra verranno allestite grandi antenne-gateway, capaci di inviare e ricevere i dati dei clienti da e verso i satelliti, e antenne di telemetria, tracciamento e controllo per mantenere i satelliti correttamente operativi. Dopodiché le antenne-gateway saranno connesse alle reti tradizionali in fibra per assicurare l’accesso a Internet, a cloud pubblico o a reti private.
I satelliti invece opereranno in orbita terrestre bassa, quindi in quell’area dello Spazio che si estende fino a 2mila chilometri sopra la Terra. I satelliti del progetto Kuiper orbiteranno tra 590 e 630 chilometri, quindi a una distanza adeguata per assicurare efficacia anche con “videochiamate, giochi e streaming ad alta definizione”, come puntualizzato da Amazon. Si occuperanno di trasmettere il traffico dati da e verso le antenne-gateway e i clienti, che disporranno di terminali, praticamente sistemi compatti con antenne e hardware dedicato e integrato.
Antenne per esigenze e servizi diversi: da 100 Mbps a 1 Gbps
Proprio qualche giorno fa, Amazon ha mostrato per la prima volta le sue antenne tutto-in-uno, da montare sui tetti, dedicate ai clienti residenziali e alle imprese. La versione standard sembra un piccolissimo tavolino con un supporto snodato: dispone di una superficie di poco meno di 28 centimetri quadrati, uno spessore di 2,5 cm e un peso di 2,2 kg (staffa esclusa). Un’antenna minuscola, se si fa un paragone con le parabole satellitari tradizionali e quelle standard di Starlink, ma capace di assicurare un massimo teorico di velocità in download di 400 Mbps. Il costo di produzione dovrebbe aggirarsi sui 400 dollari per unità.
Il modello più piccolo è da 17 centimetri quadrati di superficie, vanta un peso di appena 1 kg e dovrebbe essere in grado di offrire fino a 100 Mbps in download. Si suppone che possa essere ideale non solo per i clienti residenziali, ma anche per enti pubblici e aziende, magari in applicazioni di mobilità e per la cosiddetta Internet of Things. Infine il modello più potente: ha una superficie di oltre 3,5 metri quadrati e una prestazione massima di 1 Gbps.
Tutti i modelli si basano su un processore sviluppato da Amazon che si chiama Prometheus, come il titano che nella mitologia greca rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini: un simbolo di progresso, insomma. Promette di combinare la potenza di elaborazione di un modem 5G, la capacità di una cella radio in grado di gestire contemporaneamente il traffico di migliaia di utenti e quella di un’antenna di backhaul a microonde che supporta le connessioni punto-a-punto tra la rete centrale e quelle periferiche.
Amazon produrrà 4 satelliti al giorno
L’azienda ha confermato di avere siglato contratti con diversi fornitori di lanci commerciali, come Arianespace, Blue Origin (che è di Bezos) e United Launch Alliance, per inviare nello Spazio i satelliti previsti dal progetto. Per ora si parla di 92 lanci di razzi per carichi pesanti. Un dettaglio importante è che Project Kuiper rimane comunque un’iniziativa di Amazon, “parte della stessa divisione Devices and Services responsabile dello sviluppo dei Kindle, Echo, Fire TV e altri dispositivi tecnologici”: una delle componenti chiave della tecnologia satellitare dedicata alla connettività è proprio nella progettazione e produzione dei satelliti e dei terminali.
Attualmente Project Kuiper ha sede in una struttura di ricerca e sviluppo all’avanguardia nei pressi di Redmond, nello Stato americano di Washington. Complessivamente il team di lavoro internazionale comprende un migliaio di ingegneri, programmatori e personale di supporto di settori diversi: dall’aerospaziale al wireless networking. L’attuale quartier generale si occupa di produrre anche i prototipi, ma entro la fine del 2023 sarà operativa la prima linea produttiva in un nuovo stabilimento nella vicina zona di Kirkland, che sfornerà fino a 4 satelliti al giorno.
Nella prima metà del 2024 inizieranno i lanci e verso fine anno saranno attivati i servizi in alcune aree. I prezzi non sono stati ancora comunicati, ma l’intento è di mantenerli bassi e differenziare in base alla tipologia di cliente e Paese. Oggi Starlink per il servizio standard residenziale domanda 450 euro per kit satellitare standard (sino a 100 Mbps) e un abbonamento da 50 euro al mese, mentre Amazon vuole probabilmente proporsi a una soglia inferiore.