A dicembre 2022 l’Italia ospitava 557 scaleup, aziende tecnologiche mature, che sono state in grado di raccogliere 7,3 miliardi di dollari in equity e generare revenue per circa 4,4 miliardi di dollari, quasi lo 0,2% del PIL italiano, impiegando direttamente 18.000 persone, ovvero lo 0,08% dell’occupazione totale.
I dati, contenuti nel Report “Tech Scaleup italy 2023” realizzato da Mind the Bridge con il supporto di TIM Enterprise e presentati oggi all’Italian Tech Week all’interno della sessione “Accelerating business opportunities with TIM Enterprise and Google Cloud”, offrono uno spaccato di una economia dell’innovazione italiana in netta crescita, su cui ha molto senso continuare a investire, anche se il 2023 subirà un rallentamento in linea con il momento recessivo globale.
“I dati ci dicono che ogni dollaro investito nel Venture Capital italiano produce sessanta centesimi di prodotto interno lordo, numero peraltro in crescita non lineare. Ossia ritorna in meno di due anni”, ha commentato Alberto Onetti, Chairman di Mind the Bridge presentando i dati a Torino. “Investire nella cosiddetta startup economy è esercizio poco rischioso perlomeno in termini aggregati e in una prospettiva di politica industriale. Sarebbe paradossalmente rischioso il contrario, ossia allocare i capitali sulle aziende esistenti che i dati mostrano essere esposte, in media, a crescita modesta o negativa e che non rappresentano vettori di occupazione qualificata, anzi, sono ‘net job destroyers’ come definite dalla Kauffman Foundation.”
Dove si trovano le scaleup
E i numeri sopra riportati rappresentano solo la punta dell’iceberg. La ricerca stima circa la presenza di 10.000 startup che non hanno ancora raggiunto lo status di scaleup. Per loro il contributo in termini di reddito è probabilmente ancora modesto ma il potenziale è rilevante, così come il contributo in termini occupazionali (circa 20.000/30.000 persone).
In questo contesto, Milano rimane la capitale italiana dell’innovazione: è infatti l’unica città italiana presente nel Tech Scaleup City Index, la classifica delle Top15 città europee per numero di scaleup che qui hanno raccolto cumulativamente $4,4B di finanziamenti fin dalla fondazione, ovvero il 60% di tutto il capitale raccolto dalle scaleup italiane. Altri hub in cui si stanno concentrando le scaleup includono Roma, Torino, il Triveneto, l’Emilia Romagna, la Toscana e diverse città del sud Italia, tra cui Napoli e Cagliari. Non si registra invece una specializzazione interna ma una concentrazione significativa attorno a settori tecnologici più “tradizionali” come E-commerce (61 scaleup, $1,2B raccolti), Healthtech (59, $0,5B), Fintech (52, $1,4B), Business & Productivity Software (38, $0,5B) e pubblicità (37, $0,3B).
Ad ogni modo, il gap con gli altri ecosistemi rimane ancora significativo: rispetto alla Spagna, suo più vicino contendente europeo, ospita il 35% di scaleup in meno e raccoglie meno della metà dei finanziamenti ($17.3B). Con gli altri paesi il divario è ancora più ampio: un terzo delle scaleup della Germania, (1732) e meno di un quarto della Francia (2258) per, rispettivamente, 9 e 7 volte meno ($66.2B e $53.5B). In termini di scaler, parliamo di 18 italiane verso 30 spagnole, 109 francesi e 113 tedesche con Satispay, Docebo, Scalapay, Medical Microinstruments (MM), Newcleo e Bending Spoons tra gli “Italian Tech Champion”.
A che punto è l’Italia
L’Italia ora ospita circa 1 scaleup ogni 100.000 persone (Scaleup Density Ratio) mentre gli investimenti nelle scaleup rappresentano lo 0,25% del PIL (Scaleup Investing Ratio). Due indici ancora ben lontani dalle medie europee – rispettivamente di 3,8 scaleup/100.000 abitanti e 1,3% del PIL – e dalla fucina dell’innovazione europea, i paesi nordici.Sul fronte dei capitali, la stragrande maggioranza ($6,5B, l’89% del totale) proviene da Venture Capital, compresi fondi privati, veicoli di finanziamento sostenuti dal pubblico e aziende private. Il 47% di questi finanziamenti è locale, il 20% proviene dagli Stati Uniti, 9% dal resto Europa e UK. Il canale IPO rappresenta invece l’11% del totale (la media europea è 12%) con 38 scaleup che hanno scelto di quotarsi in borsa: sebbene le operazioni più importanti siano avvenute fuori dall’Italia, sta comunque diventando sempre più un canale praticabile per la crescita.
“Nel contesto delle loro strategie, piani e processi di open innovation le corporate si stanno spostando sempre più verso il territorio degli investimenti in startup e scaleup, con l’obiettivo finale di aumentare le opportunità di un’efficace collaborazione – ha concluso Alberto Onetti – In Italia questa tendenza è notevolmente visibile. Le corporate hanno partecipato in round di finanziamento che rappresentano il 46% del capitale totale, ovvero complessivamente 3 miliardi di dollari, con un aumento sostanziale rispetto al 32% del 2020”.
Quali gli ostacoli le scaleup italiane?
Mind the Bridge ha chiesto alle scaleup italiane di indicare i principali ostacoli allo sviluppo dell’ecosistema italiano e le azioni che potrebbero aiutare a sostenerne la crescita. Ed ecco cosa è emerso. Gli ostacoli: Difficoltà nei processi di tech transfer e valorizzazione dell’IP; Difficoltà di accesso ai fondi; Limiti culturali; Sistema Paese che non favorisce l’imprenditorialità; Mercato del lavoro inadeguato; Limitate opportunità di exit.
Presentato il Programma “Digital Players per Scaleup” di TIM e Google
Nell’ambito del panel del’Italian Tech Week è stato presentato da Chiara Caroti, Segment Lead for Enterprise Commercial & Digital Native Google Cloud Italia e Attilio Somma, Product Innovation & Center of Excellence Lead TIM Enterprise, il Programma Digital Players per Scaleup proposto da TIM Enterprise e Google Cloud, dedicato alle startup e scaleup, che fornisce servizi in cloud, supporto marketing e tecnologico per accelerarne la crescita.
Il nuovo programma commerciale Digital Players selezionerà le realtà che hanno già dimostrato un solido modello di business e metterà a loro disposizione benefit tecnologici, economici e formativi, tra cui l’accesso a tecnologie e piattaforme innovative in ambito cloud, AI ed edge computing. Rilevante, sarà la visibilità commerciale offerta, grazie alla possibilità di pubblicare la propria soluzione sul Digital Store di TIM. Non solo, per alcune realtà potrà essere valutato l’ingresso nella TIM Growth Platform, nuovo modello d’innovazione che punta sulla collaborazione industriale con società ad alto potenziale. Inoltre, per avviare senza spese il business su piattaforma e tecnologie cloud di TIM e Google Cloud, sono previsti, per selezionate startup, fino a 100 mila dollari di credito in servizi cloud con l’adesione al percorso “Google for Startups Cloud Program”.