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Home » Sicurezza, il decreto è legge tra le proteste: 14 nuovi reati e nove aggravanti. Ecco tutte le novità
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Sicurezza, il decreto è legge tra le proteste: 14 nuovi reati e nove aggravanti. Ecco tutte le novità

Sala NotizieBy Sala Notizie4 Giugno 20254 Mins Read
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Al termine di un iter a ostacoli cominciato nel novembre 2023 e dopo essere stato trasformato da Ddl in decreto, diventa legge il provvedimento fortemente voluto dal governo in materia di sicurezza: 39 articoli che introducono 14 nuovi reati e nove aggravanti di delitti già esistenti, oltre a varare un nutrito pacchetto di tutele per le forze dell’ordine, ampliare i poteri dei servizi segreti (seppur in misura nettamente inferiore rispetto alla proposta originale) e vietare la produzione e la commercializzazione della cannabis light.

L’Aula del Senato ha approvato la fiducia chiesta dal Governo sul Dl che detta disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario. I voti a favore sono stati 109, i contrari 69, un astenuto. Il sì alla fiducia sul testo di 39 articoli già approvato dalla Camera costituisce il disco verde parlamentare definitivo sul provvedimento che doveva essere convertito in legge entro il 10 giugno.

Le opposizioni sedute a terra in Aula

Il disco verde definitivo del Senato in seconda lettura, sempre con la fiducia posta dal governo tramite il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, è arrivato dopo l’ennesimo blitz della maggioranza: il provvedimento è approdato ieri, 3 giugno, nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia per appena tre ore, poi poco dopo le 17 è arrivato in Aula senza mandato al relatore, dove oggi è stato votato. Scontate e vane le proteste delle opposizioni, che anche in questo ramo del Parlamento, come già avvenuto alla Camera, hanno gridato al «decreto paura» pensato per silenziare «il dissenso, nelle sue varie forme». Seduti a terra in Aula, subito dopo l’avvio dei lavori dell’assemblea, i senatori del Pd, del M5S e di Avs, hanno voluto criticare platealmente la norma del Dl che introduce il reato di blocco stradale attraverso il corpo: un colpo agli ambientalisti.

Il reato di detenzione di materiale con finalità di terrorismo

Il primo articolo del testo introduce il reato di detenzione di materiale con finalità di terrorismo. Viene punito con la reclusione da due a sei anni chi si procura o detiene materiale contenente istruzioni sulla preparazione e l’uso di congegni bellici micidiali, armi, sostanze chimiche o batteriologiche e di ogni altra tecnica o metodo per il compimento di atti con finalità di terrorismo. Viene inoltre anticipata la soglia di punibilità per chi distribuisce, diffonde o pubblicizza con qualsiasi mezzo materiale contenente istruzioni per la preparazione e l’utilizzo di materie esplodenti essenziali per la commissione di reati gravemente offensivi. Nello stesso filone rientra l’introduzione di una sanzione a carico degli esercenti dell’attività di noleggio di veicoli senza conducenti, in caso di omessa comunicazione dei dati identificativi del cliente e del veicolo, per il successivo raffronto effettuato dal Centro elaborazione dati-Ced, estendendo la finalità di prevenzione del terrorismo anche ai reati di criminalità organizzata, di traffico di stupefacenti, di immigrazione, contraffazione.

Verifiche antimafia anche sul contratto di rete

Altre disposizioni rafforzano la lotta alla criminalità. Viene introdotta la figura del «contratto di rete» nel novero dei soggetti sottoposti a verifica antimafia. Il potere attribuito al prefetto di limitare alcuni effetti dell’interdittiva antimafia qualora venissero a mancare all’interessato e ai suoi familiari i mezzi di sostentamento è stato ridefinito: si prevede che potrà essere esercitato esclusivamente su documentata istanza del titolare dell’impresa individuale, e quindi non d’ufficio, e previa attività istruttoria svolta dal gruppo interforze. I benefici per i superstiti delle vittime delle mafie vengono riconosciuti anche al coniuge, convivente, parente o affine entro il quarto grado del soggetto destinatario di una misura di prevenzione prevista dal Codice antimafia ovvero di soggetti sottoposti a un procedimento penale per uno dei delitti di cui all’articolo 51, comma 3-bis, del Codice di procedura penale, quando risulti che, al tempo dell’evento, il richiedente avesse interrotto definitivamente i rapporti personali e patrimoniali.

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