SAN LUCA. Se, come da tanti anni a questa parte, la porta di casa di Corrado Alvaro fosse rimasta aperta, se, per l’occasione, fossero state spalancate le finestre e i balconicini che si affacciano su piazza Umberto, le persone radunate sulla scalinata, ‘a nzilicata, la chiamava in dialetto lo scrittore, avrebbero solo celebrato i 130 anni dalla nascita di Alvaro: San Luca, 15 aprile 1895. E invece la sede della fondazione, intitolata all’autore di Gente in Aspromonte, Un treno nel Sud, L’età breve, Mastrangelina, solo per citare alcune delle sue opere, è rimasta chiusa. La prima volta dalla sua costituzione, il 24 gennaio 1997. E così, quel centinaio di persone radunato sotto le finestre di Alvaro, davanti alla chiesa di Santa Maria della Pietà, ha trasformato una commemorazione in un sit in di protesta.
Bilanci in perdita e scomode parentele
La Prefettura di Reggio Calabria ha sciolto la fondazione Corrado Alvaro il 22 marzo scorso, nominando commissario straordinario l’ex presidente della Corte d’appello del tribunale reggino Luciano Gerardis, in pensione dal 2022: bilanci in perdita per circa 10mila euro e soci vicini alle ’ndrine, come scrive in punta di penna la prefetta Clara Vaccaro («taluni amministratori del consiglio di amministrazione non offrono garanzie di onorabilità e indipendenza») ne hanno determinato lo scioglimento.
Mai prima d’ora lo scioglimento di una fondazione culturale
Un gesto clamoroso che non ha precedenti: lo scandalo che 16 anni fa, nelle Langhe, ha coinvolto, ad esempio, l’associazione del premio Grinzane Cavour e, per comportamenti illeciti, il suo presidente Giuliano Soria, è di tutt’altra natura. Qui, a San Luca, in Aspromonte, ultimo lembo di Calabria, alla fine della democrazia, si scioglie tutto: i consigli comunali e le istituzioni culturali. In passato saltavano anche gli uomini di chiesa: monsignor Giancarlo Maria Bregantini, della diocesi di Locri Gerace, vescovo anti-’ndrangheta, noto per la sua militanza sul territorio, è stato trasferito a Campobasso, fra le proteste e l’incredulità della gente. Bregantini aveva a cuore San Luca e il destino di Polsi, dove, all’interno e intorno al Santuario della montagna, si sono sempre decise affiliazioni, coordinamenti, aperture e chiusure delle cosiddette “locali” di ‘ndrangheta. Un’area, praticamente inaccessibile, che da anni si tenta di riqualificare.
Zavettieri, qual è il messaggio, che la Calabria è tutta infiltrata?
«Questo atto non colpisce solo San Luca. È un messaggio devastante, chiaro e forte. Se in Calabria si cancella perfino un’istituzione culturale, allora la Calabria è tutta infiltrata, questo è il teorema», tuona, ai piedi della scalinata, l’ex senatore socialista Saverio Zavettieri. «E qual è la reazione dei sindaci, dei politici locali, degli intellettuali, degli stessi membri dell’associazione, solo il ricorso al Tar? Non basta», afferma Zavettieri, scuotendo l’uditorio. Fra i tanti si scorge l’europarlamentare e sindaco di Riace Mimmo Lucano e l’ex presidente del tribunale di Locri Mario Filocamo.
Bruno Bartolo e lo scioglimento del consiglio comunale
Il sindaco di San Luca Bruno Bartolo, che non è riuscito a scongiurare l’ennesimo scioglimento, il terzo, del consiglio comunale, nonostante la sua specchiata reputazione, è rimasto ai domiciliari per sette giorni. Non ha partecipato al raduno della Fondazione perché si sta curando una brutta influenza. Ma forse, più che altro, è provato dalle vicende giudiziarie. La sua elezione rappresentava una svolta, ma è stato travolto da un’inchiesta dei Carabinieri per l’affidamento dell’area mercatale del Santuario della Madonna di Polsi e per la gestione dello stadio comunale, costruito durante una delle tante fasi commissariali. Non era del tutto a norma. Dice che resiste, che sopporta, che non vuole trasferirsi altrove, nemmeno a Bovalino, perché «io amo il mio territorio e la mia comunità, in cui ci sono sì mele marce ma anche frutti buoni».