Un’elezione presidenziale di un Paese europeo periferico, almeno in riferimento agli equilibri dei “grandi” di Bruxelles. Eppure il ballottaggio che si disputa oggi in Romania ha un peso rilevante, nella politica interna e in quella internazionale. Un’elezione sofferta che si sarebbe dovuta svolgersi lo scorso novembre. Sì perché quella di oggi in Romania è la ripetizione delle elezioni presidenziali, dopo che la Corte costituzionale ha invalidato la vittoria del candidato filorusso Calin Georgescu: ingerenze russe attraverso TikTok. Ne sono seguiti mesi di instabilità politica e di acceso dibattito interno. Georgescu ha definito la decisione di ripetere le elezioni come «una frode orchestrata da coloro che hanno fatto dell’inganno l’unica politica di Stato».
Tra i due candidati, il favorito è George Simion, 38 anni, euroscettico, di destra, che al primo turno, 15 giorni fa, ha incassato il 41% dei voti. Simion è il leader del partito Alleanza per l’unione dei romeni (Aur). Lo sfidante è il sindaco di Bucarest, Nicusor Dan, 55 anni, candidato indipendente, che ha ottenuto il 21% dei voti. Un moderato, europeista.
I venti punti di distacco tra i due candidati, secondo i sondaggi, pare non rispecchino le intenzioni di voto dei cittadini; ci sarebbe un recupero di consensi dello sfidante Dan. Al di là dei sondaggi – che negli ultimi 6 mesi hanno sempre clamorosamente fallito – vi sono visioni profondamente diverse sulla società, sulla politica estera e sull’economia.
Dan è un europeista, Simion vuole nazionalizzare compagnie considerate strategiche. Noto per le sue posizioni sovraniste e il “no” agli aiuti militari all’Ucraina, ha promesso una “simionizzazione” dell’Unione Europea, pur assicurando fedeltà alla Nato e il mantenimento della presenza americana nel Paese. «Sono l’unico candidato capace di garantire la permanenza delle truppe Usa in Romania». Simion lancia critiche durissime all’Unione Europea, «entità che limita la libertà decisionale ed economica della Romania».
Dan si è spinto a definire così la sfida con Simion: «Non sarà uno scontro tra due persone, ma tra un orientamento della Romania filo-occidentale e uno ostile e anti-occidentale. Per questo chiedo a tutti i romeni di essere parte di questa battaglia»,