Nuove tensioni tra Italia e Austria lungo il corridoio autostradale del Brennero, già ai ferri corti per la lunga serie di divieti introdotti unilateralmente dal Tirolo alla circolazione dei Tir per tutelare la qualità dell’aria. Ora l’attenzione si sposta sui lavori di ristrutturazione del ponte Lueg, nel tratto austriaco dell’autostrada, a soli 6 chilometri dal confine di Stato con l’Italia. Un maxi-cantiere che rischia di creare un gigantesco collo di bottiglia lungo un’arteria strategica per i collegamenti tra l’Italia e l’Europa. Nei giorni scorsi sul sito di Asfinag (www.asfinag.at), la società pubblica di gestione delle strade austriache, è stata pubblicata la notizia relativa alla decisione di limitare a una sola corsia per senso di marcia, la circolazione dei veicoli sul tratto autostradale della A13 che interessa il ponte Lueg, a partire dal 1° gennaio 2025. Tale decisione è stata presa per garantire la sicurezza della circolazione sul ponte stesso e la durata di tale limitazione è strettamente correlata al tempo necessario a costruire il nuovo ponte parallelo, che andrà a sostituire l’attuale (stimato in non meno di tre anni). Nei giorni di traffico intenso, sul ponte Lueg transitano fino a 60mila veicoli, tra auto e Tir. Un immenso serpentone che dovrà essere incanalato in una sola corsia.

Decisione non concordata

La decisione di per sé non costituisce una sorpresa perché da tempo l’Austria aveva annunciato la necessità indifferibile di eseguire i lavori di manutenzione lungo il ponte, che con i suoi 1.804 metri è il viadotto più lungo della rete autostradale austriaca. Ciò che fa infuriare le imprese italiane dell’autotrasporto è il fatto che questa decisione, che interessa un corridoio europeo della rete Ten-T che è strategico per l’export nazionale, avrebbe dovuto essere adottata a seguito di un coordinamento e non in modo unilaterale. Per questa ragione, le associazioni dell’autotrasporto Anita (Confindustria), Agci Produzione e Lavoro, Cna Fita, Confartigianato Trasporto, Confcooperative Lavoro e Servizi, Fai, Fedit, Fiap, Legacoop Produzione e Servizi, Sna Casartigiani, Unatras, Unitai insieme a Uniontrasporti, società in house del sistema camerale italiano, hanno inviato una lettera-appello al ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini.

Secondo gli autotrasportatori, sul versante italiano della A22 (Autobrennero) esistono manufatti costruiti nello stesso periodo temporale per i quali non sono state adottate analoghe misure restrittive del traffico. Questo fa ritenere, si legge nella lettera inviata a Salvini, che le motivazioni addotte dall’Austria sull’urgenza dell’intervento e sulla gravità delle condizioni del ponte Lueg debbano essere accertate da un organismo terzo. «Dal momento che il nostro Paese non è stato informato – e riteniamo non lo siano stati nemmeno gli altri Paesi dell’Arco alpino – né tantomeno consultato sulla necessità di costruire una nuova infrastruttura alternativa al ponte Lueg», le associazioni chiedono al ministro di intervenire per stigmatizzare «tale comportamento e mettere in campo le azioni ritenute utili a chiarire la situazione reale».

Le richieste delle imprese

Le associazioni chiedono al ministro Salvini di rappresentare a Bruxelles l’esigenza di un coordinamento tra gli Stati membri che preceda l’introduzione di provvedimenti nazionali su arterie di trasporto fondamentali nella circolazione internazionale delle merci, come nel caso delle nuove limitazioni sul ponte Lueg. Si legge ancora nella lettera: «Queste nuove restrizioni complicheranno ulteriormente il transito al Brennero. Dunque, le associazioni chiedono che, contestualmente a qualunque misura limitativa della capacità di circolazione dei mezzi pesanti al Brennero, venga sospeso il divieto notturno sulla A12 e la maggiorazione del pedaggio notturno sulla A13».

Sui divieti austriaci al Brennero è in corso da anni un braccio di ferro tra i governi di Italia e Austria (compreso il Land Tirolo). Lo scorso maggio, l’Unione europea, attraverso un parere motivato, ha bocciato i divieti ai mezzi pesanti poiché «limitano la libera circolazione delle merci». Il ministero delle Infrastrutture si appresta così a formalizzare il ricorso in Corte di giustizia come previsto dall’articolo 259 del Trattato di funzionamento della Ue per ristabilire un quadro giuridico favorevole alle imprese e tutelare il principio di libertà all’interno dell’Unione europea.

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