Lunedì volerà a Cadarache, in Francia, per visitare il cantiere di Iter, il progetto per la costruzione della più grande macchina al mondo per la fusione nucleare, che vede in prima linea la filiera italiana e che è frutto dell’accordo tra 7 partner tra i quali figura anche Euratom (la Comunità europea dell’energia atomica). A conferma del ruolo cruciale che questo governo attribuisce al nucleare. Ecco perché, nella versione definitiva del Pniec (il Piano nazionale integrato energia e clima), trasmesso lunedì mattina a Bruxelles rispettando la scadenza prevista, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, fa un passo molto significativo, come spiega in questa intervista a Il Sole 24 Ore. «Sulla base dei primi dati quantitativi di costo ricavati dalla piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, sono state inserite due ipotesi di scenario al 2050 con una quota di produzione di energia da fonte nucleare: una più conservativa che fissa l’asticella all’11% della richiesta di energia elettrica nazionale (8 gigawatt al 2050) e un’altra, senza la limitazione sul potenziale installabile, al 22% con 16 GW di capacità nucleare e con un costo di 34 miliardi inferiore rispetto allo scenario senza nucleare guardando all’obiettivo dello zero netto – chiarisce l’esponente di Forza Italia -. È una scelta in linea con la volontà del governo e del sottoscritto di fornire all’Italia una programmazione puntuale del mix energetico nel medio e nel lungo periodo».

Sono obiettivi alla portata dell’Italia?

Mi lasci dire che per noi il nucleare non è un’alternativa alle rinnovabili, ma un fondamentale complemento alle green stesse essendo una fonte con bassissime emissioni carboniche che permette di stabilizzare i costi e, quindi, di abbassare le bollette di cittadini e imprese. Ciò premesso, si tratta di proiezioni di scenario che sono state incluse perché sono convinto che il nucleare sia una scelta quasi obbligata per il Paese se vogliamo centrare i target di decarbonizzazione.

Restano, comunque, forti resistenze. 

C’è sicuramente una necessità di consenso e il tema andrà affrontato, considerando anche la volontà del Parlamento. Gli italiani, però, devono avere tutte le informazioni e le garanzie su questo fronte e penso che, alla fine, le resistenze verranno meno. Per quanto attiene invece al mio ruolo, sto mandando avanti tutte le azioni necessarie sia sul fronte della ricerca sia su quello della sperimentazione per la fissione e la fusione. E ho dato mandato al professor Giovanni Guzzetta di studiare il quadro giuridico perché dobbiamo essere pronti anche sul quel versante.

Share.
Exit mobile version