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Home » Nucleare, i colloqui Usa-Iran restano in Oman: sfuma l’ipotesi Roma per il secondo round
Notizie Locali

Nucleare, i colloqui Usa-Iran restano in Oman: sfuma l’ipotesi Roma per il secondo round

Sala NotizieBy Sala Notizie15 Aprile 20254 Mins Read
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Il prossimo round di colloqui tra Washington e Teheran sul programma nucleare iraniano si terrà nuovamente in Oman, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa statale iraniana Irna. Citato dall’agenzia, il portavoce del Ministero degli Esteri Esmaeil Baqaei ha confermato che il secondo incontro tra le delegazioni è previsto per sabato nella capitale omanita, Mascate. Le parole di Baqaei sono arrivate all’indomani dell’annuncio, da parte del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che i colloqui di sabato 19 si sarebbero svolti a Roma. Sabato scorso, Iran e Stati Uniti hanno tenuto un primo incontro a Mascate, con il coinvolgimento dell’Oman in veste di mediatore. Nel frattempo, il presidente americano Donald Trump ha ribadito la sua linea dura nei confronti dell’Iran.

Iran-Usa, in Oman comincia il negoziato “per interposta persona”

Il precedente a Muscat il 12 aprile

Quello del 12 aprile a Muscat, capitale portuale dell’Oman, è stato il primo scambio di questo tipo da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca. L’emittente statale iraniana ha confermato che l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi si sono incontrati brevemente di persona, segnando la prima interazione diretta tra funzionari americani e iraniani a questo livello dall’era Obama. Un piccolo passo in più rispetto al formato , di interlocuzione “indiretta” tra le delegazioni, su cui ha insistito la parte iraniana. L’incontro è durato per più di due ore in un luogo sicuro alla periferia di Muscat, secondo l’Associated Press. Entrambe le parti hanno definito i colloqui come “produttivi”. La Casa Bianca in una dichiarazione sabato ha usato la formula «molto positivi e costruttivi», pur riconoscendo che gli ostacoli diplomatici da superare restano «molto complicati», sottolineando che l’impegno diretto di Witkoff rappresenta un passo significativo per garantire una soluzione negoziale vantaggiosa per entrambe le parti.

Washington vuole eliminare il rischio di un uso militare del nucleare da parte dell’Iran

«Risolverò il problema» dell’Iran, «è abbastanza facile», ha assicurato Donald Trump, tornando a minacciare azioni “dure” contro la Repubblica islamica se la diplomazia dovesse fallire. Le trattative si concentrano da una parte sul possibile uso militare del nucleare iraniano che Washington vuole arginare, e dall’altra sulla revoca delle sanzioni imposte agli ayatollah. Ma Teheran non si fida e rimprovera a Trump di essere uscito per primo dall’accordo raggiunto nel 2015 anche con Russia, Cina e alcuni Paesi europei. A Muscat «abbiamo cercato di gettare le basi dei colloqui, perché non abbiamo la necessaria fiducia negli americani. Nel prossimo round, definiremo il quadro dei negoziati sul programma nucleare iraniano e continueremo fase per fase. Gli americani dovrebbero fornire garanzie sulla revoca delle sanzioni», ha spiegato il caponegoziatore iraniano Majid Takht-Ravanchi. «L’Iran non accetterà il linguaggio della forza e, se minacciato, reagirà», ha aggiunto.

Lo schema dei “proximity talks”

Proprio per questo “approccio contraddittorio” tra ricerca del dialogo e minacce, Teheran insiste che, come in Oman, anche i colloqui di Roma avvengano in modo “indiretto”, con i partecipanti seduti in stanze separate e i mediatori che fanno la spola tra l’una e l’altra. Tuttavia a Muscat, dopo due ore di “proximity talks”, c’è stato anche un primo incontro diretto tra l’inviato di Trump, Stefe Witkoff, e il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi. Prima di sabato, inoltre, il capo della diplomazia di Teheran si recherà a Mosca per consultazioni preventive, sebbene “già previste”, con il collega russo Serghei Lavrov, dedicate proprio agli incontri romani.

Vance arriva il 18 a Roma

L’agenda internazionale in quei giorni ruoterà del resto attorno alla capitale: il 17 aprile la premier Giorgia Meloni andrà a Washington per discutere di dazi con Trump, ma tornerà subito a Roma ad accogliere il vicepresidente Usa J.D. Vance in arrivo il 18. Il numero due della Casa Bianca si tratterrà nella Città eterna fino al 20, domenica di Pasqua, incrociando – non è chiaro quanto da vicino – i colloqui di Witkoff. Sempre questa settimana, mercoledì 16 aprile, sarà il capo dell’Aiea Rafael Grossi a volare a Teheran per incontrare il ministro Araghchi e il capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran, Mohammad Eslami, nell’ambito della cooperazione e del monitoraggio degli impianti nucleari iraniani.

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