L’Italia ha violato i diritti umani dei residenti che vivono a Napoli e dintorni non riuscendo a gestire una crisi di rifiuti e inquinamento durata 15 anni che ha contribuito ad aumentare i tassi di mortalità per cancro nella zona, ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo.
La sentenza preliminare emessa giovedì dalla Corte di Strasburgo è la seconda importante negli ultimi anni a stabilire che la mancata raccolta, trattamento e smaltimento da parte dell’Italia di tonnellate di rifiuti nella regione Campania ha influito negativamente sul benessere personale dei residenti.
I residenti della zona lamentano da tempo gli effetti negativi sulla salute derivanti dalle discariche, che hanno avvelenato i pozzi sotterranei che irrigano i terreni agricoli che forniscono ortaggi a gran parte del centro e del sud Italia. L’area è conosciuta come la “terra dei fuochi”, poiché i rifiuti accumulati vengono comunemente bruciati, emettendo fumi tossici per chilometri.
Le autorità affermano che almeno una parte della contaminazione è dovuta al racket multimiliardario della mafia locale della camorra nello smaltimento dei rifiuti pericolosi. La Corte di Strasburgo non ha identificato chi c’è dietro l’emergenza dei rifiuti solidi allo studio a Caserta e San Nicola la Strada e l’inquinamento in una discarica.
La Corte ha ritenuto che l’Italia abbia violato i diritti dei residenti durante lo stato di emergenza per l’emergenza rifiuti dal 1994 al 2009 non avendo adottato misure per proteggere i loro diritti privati e familiari.
I 19 ricorrenti avevano presentato alla corte studi commissionati dal governo sugli impatti sulla salute dell’inquinamento risultante nel corso degli anni. Gli studi hanno rilevato che il rischio di mortalità associato a una serie di tumori – tumori dello stomaco, del fegato, dei reni e dei polmoni, tra gli altri – così come alle malformazioni cardiache erano più elevati nelle province di Napoli e Caserta rispetto al resto della regione. , ha riferito la sentenza della Corte EDU.
Il verdetto, noto come sentenza camerale, non è ancora definitivo. Entrambe le parti hanno tre mesi per chiedere che il caso venga esaminato dalla Grande Camera del tribunale. Una volta raggiunta la sentenza definitiva, l’Italia dovrà presentare un piano d’azione che delinei come intende attuare i risultati.
In quanto firmatario della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, l’Italia è giuridicamente obbligata a dare attuazione alle sentenze della Corte.