Dalla capitale saudita si leva un nuovo appello per lo stop alle operazioni militari nella Striscia e per il rilascio dei prigionieri. Al summit straordinario tra Lega Araba e Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman punta il dito contro la comunità internazionale: il conflitto “dimostra i doppi standard adottati dal mondo”. Il presidente iraniano Raisi chiede di considerare l’esercito israeliano “un’organizzazione terroristica”
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Con la situazione sul campo in costante evoluzione, abbiamo deciso di raccogliere qui alcune informazioni che permettano di farsi un’idea del contesto più ampio attraverso mappe, schede e approfondimenti.
Dall’Arabia Saudita si leva l’ennesimo appello per l’immediato stop alle operazioni militari israeliane a Gaza, oltre al rilascio di tutti i prigionieri (GLI AGGIORNAMENTI LIVE). A Riyad, dove si sono incontrati i leader arabi e il presidente iraniano per un vertice straordinario tra Lega Araba e Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman ha definito la guerra “una catastrofe umanitaria” che “dimostra il fallimento della comunità internazionale” e dell’Onu “nel porre fine alle gravi violazioni delle leggi umanitarie internazionali da parte di Israele”. Non solo: il conflitto “dimostra i doppi standard adottati dal mondo”. Il presidente palestinese Abu Mazen – che parla di una “guerra di sterminio che ha oltrepassato tutte le linee rosse” – chiede agli Usa di “porre fine all’aggressione”. Dure le parole del capo di Stato iraniano Raisi. Prima ha chiesto ai suoi interlocutori di considerare l’esercito israeliano “un’organizzazione terroristica”, poi ha invitato i Paesi musulmani “ad armare i palestinesi” se “gli attacchi continuano” a Gaza. I leader hanno respinto l’argomentazione di Israele di un diritto “all’autodifesa” a Gaza e hanno chiesto l’immediata sospensione delle operazioni militari. I partecipanti al summit, si legge nella dichiarazione finale, “rifiutano di descrivere questa guerra come autodifesa o di giustificarla con qualsiasi pretesto”. Al vertice si è tenuto il primo incontro, dopo la riconciliazione, tra il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il presidente iraniano Ebrahim Raisi.
Uno Stato palestinese con Gaza e Cisgiordania
I leader arabi e musulmani riuniti a Riad rifiutano poi qualsiasi proposta che manterrebbe Gaza separata dalla Cisgiordania. La dichiarazione finale del vertice ha sottolineato l’importanza “dell’unità di Gaza e della Cisgiordania come territorio dello Stato palestinese”, con Gerusalemme Est come capitale. Inoltre, è stato chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di adottare “una risoluzione decisiva e vincolante” per porre fine all'”aggressione” israeliana nella Striscia. Non farlo, si aggiunge, “incoraggia Israele a continuare la sua brutale aggressione che uccide persone innocenti e riduce Gaza in rovina”. Fra le richieste anche l’introduzione di aiuti umanitari nella Striscia attraverso il valico di Rafah e lo stop alle esportazioni di armi verso Israele.
Bin Salman: “Unica via per la pace è fine dell’occupazione israeliana”
Il principe Bin Salman, in apertura del vertice, si è detto “certo” che l’unica strada verso la pace sia “la fine dell’occupazione israeliana e degli insediamenti illegali, il ripristino dei diritti acquisiti del popolo palestinese e la creazione dello Stato del 1967, con Gerusalemme Est come capitale”.
Raisi: “Stato palestinese dal fiume al mare unica soluzione”
“L’unica soluzione a questo conflitto è la resistenza continua contro l’oppressione israeliana fino alla creazione dello Stato palestinese dal fiume al mare”, ha detto il presidente iraniano Raisi al vertice. “Oggi tutti devono decidere da che parte stare”, ha aggiunto, invitando ad armare i palestinesi. Raisi ha chiesto anche sanzioni e un boicottaggio energetico contro Israele, che vengano mosse accuse contro Israele e gli Stati Uniti all’Aja e che siano inviati ispettori internazionali presso gli impianti nucleari israeliani. Poi ha aggiunto: “Non c’è altro modo che resistere a Israele, baciamo le mani di Hamas per la sua resistenza contro Israele”.
Il vertice
Il vertice di oggi nasce dalla difficoltà del mondo arabo di trovare una posizione univoca rispetto al conflitto. La Lega Araba e l’OIC dovevano infatti inizialmente incontrarsi separatamente, ma le delegazioni della prima non erano riuscite a raggiungere un accordo su una dichiarazione finale. Così si è deciso di lavorare insieme all’OIC. Alcuni Stati, come Libano e Algeria, avevano proposto di interrompere le forniture di petrolio a Israele e ai suoi alleati. Più in generale, si chiedeva ai Paesi della Lega che hanno rapporti con Israele di tagliare i legami economici e diplomatici. Non si è però riusciti a trovare una quadra: almeno tre Paesi – tra cui gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, che hanno normalizzato i legami con Israele nel 2020 – avrebbero respinto la proposta, secondo diplomatici che hanno chiesto di rimanere anonimi.
La Jihad islamica palestinese: “Non ci aspettiamo nulla”
Prima che iniziasse il vertice, il gruppo militante palestinese Jihad islamica aveva comunque dichiarato di non “aspettarsi nulla”, criticando i leader arabi per il ritardo: “Il fatto che questa conferenza si tenga dopo 35 giorni di guerra è un’indicazione dei suoi risultati”.