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Razzi da Libano e Gaza su Israele, sale la tensione

Aprile 10, 2023
nel Mondo
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Dal Sud del Paese dei Cedri sono stati lanciati 34 missili verso lo Stato ebraico, mai così tanti dal 2006, facendo aumentare la paura di un’escalation nella regione, già scossa per i ripetuti scontri nella moschea di al-Aqsa tra fedeli musulmani e forze di sicurezza israeliane. Netanyahu: “Colpiremo nostri nemici e pagheranno prezzo”. Esplosioni udite in serata a Gaza, dove l’esercito israeliano annuncia di effettuare attacchi aerei

La pioggia di razzi su Israele dal Libano e da Gaza rischia di infiammare il Medio Oriente. Lo Stato ebraico ha accusato fazioni palestinesi legate ad Hamas di essere responsabili del lancio di 34 missili dal Paese dei Cedri verso la Galilea occidentale. Razzi preceduti da altri 7, di cui 5 verso Israele, tirati direttamente dalla Striscia in apertura della giornata in cui si festeggia la Pasqua ebraica. La cornice di riferimento di questa recrudescenza della tensione è la situazione sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, dove anche ieri si sono avuti altri incidenti dopo quelli violenti della notte tra martedì e mercoledì. L’attacco dal Libano a Israele è considerato il più grave dal conflitto del 2006: una salva di razzi che ha mandato gli abitanti nei rifugi. Dei 34 – ha spiegato l’esercito – 25 sono stati intercettati e abbattuti dal sistema Iron Dome, 5 hanno passato le difese provocando danni materiali e due feriti. Altri 4 non si sa dove siano caduti. A dare il senso della preoccupazione è stato il comandante in capo dell’Unifil, generale Aroldo Lazaro: “La situazione è estremamente seria”, ha avvertito, invitando alla “calma e ad evitare l’escalation”. 

Esplosioni udite in serata a Gaza

In serata diverse esplosioni sono state udite dai giornalisti dell’Afp a Gaza, pochi minuti prima che l’esercito israeliano annunciasse di “effettuare attacchi sulla Striscia di Gaza”. I giornalisti dell’Afp hanno sentito almeno tre esplosioni. Gli attacchi hanno preso di mira tre campi di addestramento di Hamas a Gaza City e un altro nel centro del microterritorio controllato dal movimento islamista, ha dichiarato una fonte della sicurezza palestinese.

Nuovi incidenti sulla Spianata delle Moschee

Il leader di Hamas Ismail Haniyeh si trova in visita proprio a Beirut da Hassan Nasrallah, capo di Hezbollah, alleato dell’Iran. Dalla Striscia, a sud, il lancio di razzi ha fatto seguito ai nuovi incidenti sulla Spianata delle Moschee (il Monte del Tempio per gli ebrei). I palestinesi hanno addossato la responsabilità alla polizia israeliana entrata nella moschea con granate assordanti e sparando proiettili di gomma. La polizia ha replicato denunciando che dozzine di giovani hanno portato pietre e petardi nella moschea, cercando di barricarsi all’interno. Gli Usa hanno sostenuto il diritto di Israele di difendersi “da ogni aggressione” mentre l’Onu, condannando il lancio di razzi, ha chiesto “moderazione” a tutte le parti. La partita in corso a sud e a nord ha tuttavia rinsaldato l’unità di Israele: Yair Lapid e Benny Gantz, avversari di Netanyahu sulla riforma della giustizia, hanno detto che “quando si tratta della sicurezza, in Israele non c’è distinzione fra governo ed opposizione”. 

Netanyahu: “Colpiremo nostri nemici e pagheranno prezzo”

“Per quanto le aggressioni di oggi, colpiremo i nostri nemici e pagheranno un prezzo per ogni loro azione”, ha detto premier Benyamin Netanyahu in apertura della riunione del Gabinetto di sicurezza. “I nostri nemici non devono sbagliarsi, il dibattito interno in Israele non ci impedirà di agire contro di loro. Siamo tutti uniti”. Il premier ha poi spiegato che Israele non ha “alcuna intenzione di cambiare lo status quo sul Monte del tempio” (la Spianata delle Moschee, ndr) ed ha fatto un appello a “calmare gli animi” anche se Israele “agirà con determinazione contro gli estremisti che praticano la violenza”.

Mondo

Proteste in Israele contro riforma giustizia, cosa sta succedendo

In serata i principali sindacati israeliani hanno annullato lo sciopero generale. Oggi si sono fermati per ore aeroporti, Sanità, università. Decine di migliaia di persone davanti alla Knesset per la mobilitiazione contro la volontà di riformare il sistema giudiziario del Paese. E il premier Netanyahu alla fine ha annunciato che posticiperà il progetto 

Dodici week-end di protesta. Manifestazioni in tutto il Paese. E un premier, Benjamin Netanyahu, messo alle strette dalle tensioni. Questa la panoramica della situazione in Israele, dove da settimane vanno in scena contestazioni contro la riforma della giustizia promossa dal governo. Alla fine il premier Netanyahu ha deciso di sospendere la seconda e terza lettura alla Knesset della riforma e dare “tempo” per un esame allargato nella prossima sessione parlamentare per “raggiungere un’intesa”

Il culmine delle proteste si è raggiunto tra il 25 e il 26 marzo, quando 630mila persone, un numero record, sono scese in piazza nelle principali città israeliane per contestare la riforma. In serata il più grande sindacato israeliano, l’Histadrut, ha annunciato la fine dello sciopero generale indetto in mattinata. Oggi si era fermato persino il sistema sanitario

Coinvolti dallo sciopero anche gli aeroporti israeliani, con l’arresto immediato di tutti i decolli dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv (in foto). Bloccato da uno sciopero a sorpresa anche il porto commerciale di Ashdod, nel Sud di Israele. Le università avevano annunciato il blocco ad oltranza delle lezioni. Chiusi anche numerosi centri commerciali

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