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Meloni a Londra: “Migranti mandati in Ruanda? Non è deportazione”

Maggio 3, 2023
nel Mondo
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È terminata la trasferta britannica di due giorni della premier, che ieri ha firmato un memorandum d’intesa su difesa e migranti, clima, energia ed economia insieme al primo ministro inglese Rishi Sunak

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È terminata la visita di due giorni a Londra per la premier Giorgia Meloni. In chiusura del suo viaggio, la presidente del Consiglio ha partecipato a un ricevimento all’ambasciata italiana, alla presenza di investitori e imprenditori italiani e britannici, e ha tenuto un intervento di chiusura al “Workshop Italian Agribusiness”, dove c’era anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Meloni ha sottolineato ancora una volta l’ampia convergenza “di interessi e valori” che legano Roma e Londra, rafforzata da “forti partenariati economici e industriali e da stretti rapporti culturali e con la società civile, favoriti  anche dall’esistenza di una numerosa comunità residente”. Con il premier Sunak, ha aggiunto, “c’è pieno accordo sugli obiettivi comuni e sul percorso che Italia e Regno Unito possono intraprendere insieme per rafforzare ulteriormente un legame già solido”. Ieri, Meloni ha incontrato a Downing Street proprio Sunak, per un colloquio durato circa due ore. I leader hanno siglato un memorandum su difesa e migranti, con iniziative congiunte anche su clima, energia ed economia. Comune la posizione di Roma e Londra sul dossier Ucraina. In giornata poi la premier ha detto che “lo spostamento di migranti in Ruanda non è una iniziativa che stiamo prevedendo noi” e che “non è deportazione”.

Meloni: “Migranti mandati in Ruanda? Non è deportazione”

La premier Giorgia Meloni, in un punto stampa all’ambasciata italiana a Londra, ha detto che “lo spostamento di migranti in Ruanda non è una iniziativa che stiamo prevedendo noi. Però sicuramente anche nei Paesi africani o in altri Paesi, se si trovano soluzioni per evitare che la congestione avvenga tutta negli stessi luoghi questo aiuta. Il fatto che sia un Paese terzo non vuol dire, più soluzioni si trovano per alleggerire la pressione e meglio è”. Inoltre “io non sono d’accordo sul principio di deportazione, non vi rendete conto della gravità del temine utilizzato. Io non la vedo come una deportazione ma come un accordo tra Stati liberi nei quali viene garantita la sicurezza delle persone e credo che parlare di deportazione  o lasciare intendere che il Ruanda sarebbe un paese che non rispetta i diritti e sarebbe una nazione inadeguata o indegna credo che questo sì sia un modo di razzista di leggere le cose”.

Meloni: “Re Carlo ama il paesaggio italiano”

“Tra una settimana si celebrerà l’incoronazione di Carlo III. Sappiamo quanto apprezzi il paesaggio italiano: un paesaggio plasmato anche da generazioni di contadini. Un patrimonio di cui andiamo fieri. Economia, cultura, bellezza, gusto, salute: cinque parole che fanno una sola nazione: l’Italia”, aveva detto in precedenza a Londra la premier Giorgia Meloni nell’intervento di chiusura del “Workshop Italian Agribusiness”, nella residenza dell’ambasciatore d’Italia nel Regno Unito. “Sono sicura che riusciremo a lavorare insieme con successo, possiamo fare la differenza. Potete contare su di me. Rimbocchiamoci le maniche”.

Il Premio Grotius 2023

Meloni ha ricevuto anche il Premio Grotius 2023, conferito dal centro studi conservatore “Policy Exchange”, per cui ha lavorato anche il primo ministro Rishi Sunak come ricercatore nel 2013-14. A consegnare il premio Lord Godson, direttore di Policy Exchange. Il riconoscimento vuole onorare “posizioni in difesa dell’ordinamento internazionale basato sul diritto”, e finora è stato finora conferito in due sole occasioni: la prima volta nel 2020 al primo ministro australiano Scott Morrison e nel 2022 alla prima ministra estone Kaja Kallas, per le posizioni pubblicamente assunte a favore della sovranità ucraina e per il contributo estone alla sicurezza collettiva europea. 

Proteste a Londra e tensioni a Roma

La prima giornata di trasferta londinese della premier non è stata del tutto tranquilla. Mentre a Downing Street si incontravano i due primi ministri, una ventina di attivisti di gruppi anti-razzisti della sinistra radicale britannica hanno protestato contro la presenza di Meloni. “Meloni fascista” e “Meloni out, refugees in” (“Meloni fuori, i rifugiati dentro”) sono alcuni dei cori che si sono sentiti in strada, insieme a “Bella Ciao” (in italiano). La premier ha commentato quanto successo: “Ho sentito gente che contestava e gridava: ho chiesto al primo ministro britannico Sunak ma lui mi ha risposto ‘qui c’è sempre qualcuno che protesta’”. Sui cori: “Erano contro di me? Bene, finalmente, è una buona notizia. Non vengo contestata da un po’ di tempo e cominciavo a preoccuparmi”, ha aggiunto- Giornata difficile anche a Roma, dove la risoluzione della maggioranza al Def sullo scostamento di bilancio non è riuscita a ottenere la maggioranza richiesta per passare: servivano 201 voti, ne mancavano ancora sei. 

I media anglosassoni e il dossier migranti

I media anglosassoni hanno raccontato il faccia a faccia tra Meloni e Sunak concentrandosi sulle posizioni in comune dei due leader in materia di contrasto “dell’immigrazione illegale”. Una sintonia che il Daily Mail – tabloid conservatore e populista che ha definito la premier italiana “leader di estrema destra” – ha sintetizzato nel titolo: “Ciao Rishi! La leader d’ultradestra dell’Italia, Giorgia Meloni, saluta il primo ministro con un bacio (e loda il suo piano per tagliare l’immigrazione illegale)”. Anche il progressista Guardian si è soffermato sull’unità d’intenti evocata insistentemente dai due leader, sempre a cominciare dal dossier migranti. E lo stesso ha fatto il Financial Times, che però riporta come le delegazioni italiane e inglesi abbiano condotto un “tiro alla fune” sulla formulazione del documento al fine di trovare le parole giuste rispetto al delicato dossier dell’immigrazione, con Londra che spingeva per la linea dura. “Gli italiani non erano molto entusiasti”, ha precisato la fonte della testata. I dubbi riguardavano in particolare il piano portato avanti dal governo conservatore di Sunak per trasferire in Ruanda una parte dei richiedenti asilo in attesa di risposta dal Regno Unito. Meloni lo avrebbe elogiato ma alle sue parole non è seguita una dichiarazione congiunta nel memorandum: si afferma solamente in termini generali l’impegno comune nella lotta all’immigrazione clandestina.

Politica

Def, Camera boccia scostamento bilancio. Pd-M5s: maggioranza incapace

Dopo il no di Montecitorio, le opposizioni sono partite all’attacco: i Dem e i pentastellati accusano la maggioranza e il governo di essere “inadeguati”. Mentre per Lupi si è trattato di “inesperienza, non c’è dietro alcun segnale politico”. Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti “i deputati o non sanno o non si rendono conto”

La Camera dei Deputati ha detto no allo scostamento di bilancio collegato al Def. La maggioranza qualificata necessaria all’approvazione non è stata raggiunta per 6 voti, e immediatamente si sono scatenate le reazioni politiche sia della maggioranza che dell’opposizione

“È stato un brutto scivolone” ma non “un segnale politico”. Così la premier Giorgia Meloni in una conversazione informale con i cronisti a Londra ha commentato quanto accaduto alla Camera sul Def

La segretaria del Pd Elly Schlein ha detto: “Delle due l’una: o siamo di fronte a un episodio di imperdonabile sciatteria o alla prova conclamata delle divisioni della maggioranza. In entrambi i casi si dimostra la totale inadeguatezza di questo Governo e di questa maggioranza, che dovranno risponderne davanti al Paese. Siamo al dilettantismo, il problema è che lo pagano l’Italia e la sua credibilità”. (In foto: i banchi del centrodestra alla Camera dopo il voto)

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