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Francia, via libera alla riforma delle pensioni. Scontri e tensioni

Aprile 16, 2023
nel Mondo
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Via libera dei saggi alle norme essenziali del provvedimento, in particolare l’articolo più contestato, quello che aumenta l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Respinta la richiesta di 250 parlamentari dell’opposizione di indire una consultazione popolare sulla legge. Macron la promulgherà entro 48 ore. I sindacati gli chiedono di non farlo e convocato una mobilitazione generale per il primo maggio. Mélenchon e Le Pen attaccano il presidente. Proteste in tutto il Paese, 112 arresti a Parigi

Il Consiglio costituzionale francese ha approvato gli elementi essenziali della riforma delle pensioni, compresa la controversa misura di alzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Respinte alcune misure del progetto del governo, come la creazione di un “indice di anzianità”, l’articolo 3 relativo al “contratto di lavoro senior” e l’articolo 6 che portava modifiche all’organizzazione della copertura dei contributi sociali. Allo stesso tempo, il consiglio dei saggi ha respinto la richiesta di 250 parlamentari dell’opposizione francese di indire un referendum di iniziativa condivisa sulla riforma delle pensioni. Una seconda istanza, depositata successivamente, dovrà invece essere oggetto di una nuova decisione il 3 maggio. Il presidente francese, Emmanuel Macron, promulgherà la riforma delle pensioni entro 48 ore.

Borne: “Né vincitori né vinti. Legge giunge alla fine del suo processo democratico”

“Questa sera, non ci sono né vincitori né vinti”, ha detto la premier francese Elisabeth Borne, dopo il via libera del consiglio costituzionale alla riforma. “Sia sul fondo che nella forma – ha scritto in un tweet – il consiglio costituzionale ha ritenuto la riforma conforme alla nostra costituzione. Il testo di legge giunge alla fine del suo processo democratico”. Poi ha aggiunto: “Con questa riforma, il nostro sistema pensionistico sarà in equilibrio nel 2030. La volontà del governo è ora quella di continuare la consultazione con le parti sociali per dare più senso al lavoro, migliorare le condizioni di lavoro e raggiungere la piena occupazione”. In un comunicato del governo francese si sottolinea che “sui 36 articoli del progetto di legge, 30 sono stati completamente convalidati, 2 parzialmente e 4 considerati come ‘cavalieri sociali’, cioè da non inserire in una legge di finanziamento della previdenza sociale”.

Mélenchon: “La lotta continua”. Le Pen: “Popolo sceglierà alternativa”

Il leader radicale della gauche, Jean-Luc Mélenchon, ha condannato la decisione che mostra un Consiglio costituzionale “più attento ai bisogni della monarchia presidenziale che a quelli del popolo sovrano. La lotta continua, dobbiamo raccogliere le forze”. Sulla stessa linea anche Marine Le Pen, a capo dell’estrema destra francese: “Se la decisione chiude la sequenza istituzionale, la sorte politica della riforma delle pensioni non è decisa. Il popolo ha sempre l’ultima parola – ha continuato la Le Pen -, spetterà al popolo preparare l’alternativa che tornerà su questa riforma inutile e ingiusta”. La decisione significa che questa legge è stata spogliata di tutte le cosiddette misure sociali che vi erano contenute”, ha affermato il segretario nazionale del Pcf Fabien Roussel. Così come esce dalla Corte “oggi è la peggiore legge di sempre”. Roussel ha invitato l’esecutivo a “non promulgare la legge entro 48 ore, sarebbe un vero e proprio schiaffo, una provocazione”. Anche Stephanie Binet, la nuova segretaria generale della Cgt, i sindacati uniti francesi, è intervenuta a nome del gruppo per chiedere a Emmanuel Macron di non promulgare la riforma delle pensioni. La sindacalista ha inoltre riferito che le parti sociali non accetteranno riunioni con l’esecutivo prima del primo maggio, giorno nel quale hanno convocato una “mobilitazione eccezionale” in occasione della Festa del Lavoro.

Proteste e fumogeni in tutta la Francia contro la riforma 

Manifestazioni spontanee e cortei improvvisati all’insegna della rabbia questa sera ovunque in Francia, con non poche violenze a margine. A Rennes, incendiata la porta di un commissariato, a Parigi molti gli scontri con la polizia, i cassonetti bruciati e i vandalismi, con un bilancio finale di 112 fermati. A Parigi i cortei sono continuati in diversi quartieri della città fino a tarda sera, dopo essere cominciati nel pomeriggio in seguito all’annuncio del verdetto del Consiglio costituzionale, che ha convalidato gran parte della riforma delle pensioni. Gli incidenti sono cominciati nella piazza dell’Hotel de Ville, dove circa 4.000 manifestanti si erano radunati per protestare, poi sono continuati sulla rue de Rivoli, fino a place de la République. Altri gruppi di giovani sono partiti in corteo dalla gare Saint-Lazare. Intorno alle 21, incidenti e cariche della polizia si sono succedute in molti quartieri della capitale. Incidenti a Rennes, dove è stato incendiato il portone di un commissariato e più tardi l’ingresso di un centro congressi nello storico Convento dei Giacobini. Manifestazioni e raduni sono stati organizzati a Lille, Digione, Caen, Marsiglia, Nizza, Tolosa. A Marsiglia, i manifestanti sono scesi sui binari nella stazione di Saint-Charles, dove la circolazione dei treni è stata sospesa. A Strasburgo, diverse centinaia di persone hanno dato vita a una manifestazione spontanea che si è conclusa con violenze e con il lancio, da parte della polizia, di lacrimogeni. Incidenti anche a Bordeaux, Lione e Grenoble, dove si sono registrati scontri fra manifestanti e polizia.

FRANCE PENSION REFORM CONSTITUTIONAL COUNCIL – ©Ansa

Economia

Riforma pensioni, Quota 41 scompare dal Def: ipotesi proroga Quota 103

Per l’uscita anticipata dal lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, al momento non ci sono le coperture. Quali sono ora le opzioni che potrebbe vagliare il governo Meloni?

Ci sono anche “interventi in materia di disciplina pensionistica” tra i 21 “collegati alla decisione di bilancio” che il governo elenca “a completamento della manovra 2023-2025” nel Def appena pubblicato. E così Quota 41 – misura cavallo di battaglia della Lega – sparisce: per l’uscita anticipata dal lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, al momento non ci sono le coperture. Ma questo resta comunque un progetto che il governo intende portare avanti entro fine legislatura
 

La conferma l’ha data anche Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera: “Con pochi miliardi (a disposizione, ndr) Quota 41 non si fa”. Anche il ministro Urso ha detto che le priorità ora sono il sostegno delle famiglie e delle imprese, e quindi non la riforma delle pensioni. Va ricordato però che il 31 dicembre Quota 103 dovrebbe arrivare alla fine. Quale sarà quindi la strategia del governo Meloni?

Come ipotizza il Corriere della Sera, ci potrebbe essere la proroga di un anno di Quota 103, la misura introdotta dal governo Draghi che prevede l’uscita dal lavoro a 62 anni d’eta e 41 anni di contributi

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