Le manovre della Cina
Nel dettaglio, l’Esercito popolare di liberazione cinese ha di fatto circondato Taiwan, come scrive il quotidiano di Hong Kong, South China Morning Post. E, secondo quanto riportato da alcuni giornalisti dell’agenzia di stampa Afp, dei proiettili sono stati sparati dai cinesi in direzione dello Stretto di Taiwan. Le manovre militari andranno avanti fino a domenica e, stando a fonti taiwanesi citate dall’agenzia Reuters, circa 10 navi e alcuni jet cinesi hanno già compiuto alcune incursioni, attraversando brevemente la linea mediana dello Stretto. Taipei, da parte sua, ha schierato sistemi missilistici per tracciare l’attività dell’aviazione cinese, mentre le navi della sua Marina sono rimaste vicine alla linea mediana per monitorare le manovre di Pechino.
Taiwan: “Preparati alla guerra ma senza cercarla”
Proprio le forze armate di Taiwan, intanto, “operano come al solito e monitorano ciò che ci circonda in risposta alle attività irrazionali” della Repubblica popolare cinese “con l’obiettivo di cambiare lo status quo e di destabilizzare la sicurezza della regione”, afferma in una nota il ministero della Difesa di Taipei. “Non cerchiamo l’escalation, ma non ci fermiamo quando si tratta della nostra sicurezza e sovranità. Sosterremo il principio di prepararsi alla guerra senza cercare la guerra”.
I timori dell’Asean per “conflitti aperti”
Nel mentre i ministri degli Esteri del’Asean, i 10 Paesi del sudest asiatico (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam), avvertono che la crescente situazione di tensione intorno a Taiwan potrebbe innescare “conflitti aperti”. I ministri, in una dichiarazione congiunta, hanno affermato che la situazione “potrebbe destabilizzare la regione e alla fine potrebbe portare a errori di calcolo, gravi confronti, conflitti aperti e conseguenze imprevedibili tra le principali potenze”.
Generale Hodges: “Missione Pelosi un successo, ha mostrato bluff Pechino”
Le tensioni nell’area si sono riaccese con la visita -di appena 20 ore- della speaker della Camera americana a Taipei. Una mossa, questa, che ha scatenato la durissima reazione della Cina. “Sono fiero di quello che ha fatto Nancy Pelosi. La sua determinazione nel visitare Taiwan ha mostrato il bluff di Pechino. Ha dimostrato che la Cina non può interferire con le regole internazionali e stabilire dove e quando si può volare. La sua missione va considerata un successo. Incoraggerà altri a schierarsi apertamente a fianco di Taiwan”, dice a Repubblica il generale a riposo Ben Hodges, ex vertice del Comando dell’esercito degli Usa in Europa e oggi analista del Cepa, Center for european policy analysis . “La Cina ha fatto e farà ancora molto rumore. Ma è tutto a beneficio interno. Il presidente Xi Jinping, lo sappiamo, è in cerca di un terzo mandato che dovrà essere confermato ad ottobre. Intanto però ha problemi economici e di salute pubblica interni molto seri. Ovvio che vuol mostrare forza in casa sua a beneficio di telecamere e propaganda tv”, prosegue il generale che considera “possibile, ma improbabile” un’escalation da parte della Cina. “Non siamo sull’orlo di una guerra o di un’invasione”, aggiunge.