Della straordinaria Song of myself, pubblicata da Walt Whitman nel 1855, vengono citati quasi sempre solo due, massimo quattro versi. Davvero un peccato, perché le 52 strofe sono magiche, qualcosa di simile a un inno – ci si perdoni la smodata passione per il poeta americano – a ogni forma di vita e di spirito. Sia detto senza nulla togliere ai famosi versi «I am large, I contain multitudes (sono vasto, contengo moltitudini)», a loro volta magici e ai quali si pensa, una volta di più, incontrando Maria Grazia Chiuri, conosciuta ai più come direttrice creativa delle collezione donna di Christian Dior, tra le maison francesi con più storia e prestigio (nonché ricavi e utili).
Eppure c’è molto altro nella vita – ovvero nel cuore e nella mente – di Maria Grazia Chiuri, oltre alla moda. C’è ad esempio il fortissimo legame con Roma, dove ha lavorato negli anni in cui divideva con Pierpaolo Piccioli la direzione creativa di Valentino e dove martedì prossimo, 27 maggio, a Villa Albani Torlonia, la stilista presenterà la collezione Dior Cruise. Qualunque cosa il futuro a breve e medio termine riservi a Maria Grazia Chiuri, una “nuova moltitudine” c’è già, perché nel 2022 Maria Grazia Chiuri acquistò il Teatro della Cometa di Roma e dopo tre anni di restauro martedì scorso l’ha presentato al pubblico.
La fascinazione per il teatro deve venire da lontano, se l’ha spinta a un progetto così impegnativo…
«Premessa: ogni sfilata è di per sé uno spettacolo teatrale. Per la sua irripetibilità fisica, come una recita, che, certo, può ripetersi per molte sere, ma senza mai essere identica. Ogni sfilata è uno spettacolo teatrale in miniatura, possiamo dire, volendo essere massimamente rispettosi verso il teatro vero e proprio, ma con decine di professionalità coinvolte, che lavorano insieme e per il pubblico allo stesso tempo. Innegabili pure le differenze tra moda e teatro e io per tantissimi anni mi sono dedicata a tempo pieno alla prima. Ora, con i miei figli accanto e lo straordinario sostegno emotivo di mio marito, aggiungo questo progetto entusiasmante del Teatro della Cometa, dove, nei soli dieci anni di attività (chiuse nel 1968 dopo un incendio, ndr) andarono in scena spettacoli di Samuel Beckett e Eugène Ionesco nonché concerti di Arturo Benedetti Michelangeli e Milly».
Diventerà attrice o forse regista, oltre che stilista?
«Non sia mai (ride). Iniziamo, in questi primissimi giorni di “rinascita”, raccontando la storia del teatro, con un percorso espositivo pensato come un’esperienza immersiva tra performance, arte, memoria e visione. È un invito a esplorare l’identità rinnovata del teatro, con visite guidate in piccoli gruppi, accompagna nei vari ambienti, dal foyer al palcoscenico, fino alle gallerie. Lungo il tragitto alle persone viene raccontata vita straordinaria di Anna Laetitia Pecci Blunt, detta Mimì, fondatrice del teatro, con momenti performativi nella forma di tableaux vivants, tra suoni, gesti e recitazione, il tutto curato da Lorenzo Salveti. Dal 29 maggio al 25 luglio si potrà invece visitare una vera e propria mostra dedicata proprio a Mimì, con tanti materiali d’archivio ritrovati nella sua Villa Reale di Marlia».
E settembre, quando iniziano tutte le stagioni teatrali, cosa ci riserverà?
«Con mia figlia Rachele stiamo immaginando, forse sognando (ride), una lista di persone del mondo della cultura italiano e internazionale che ci piacerebbe portare a Roma. Ma pensiamo anche a un format diverso dal classico cartellone teatrale, qualcosa che somigli di più a un festival».