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Home » L’enoturismo al Vinitaly: al gastroviaggiatore non basta più la sola degustazione
Società

L’enoturismo al Vinitaly: al gastroviaggiatore non basta più la sola degustazione

Sala NotizieBy Sala Notizie11 Aprile 20253 Mins Read
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Il 40% dei turisti dichiara di aver visitato almeno una cantina nel corso dei viaggi più recenti, contro il 29% del 2021. E se si considera il più ampio insieme dei “luoghi di produzione” di tutto il made in Italy agroalimentare questa percentuale arriva a superare il 70%, avvicinandosi al 91% di chi dichiara di avere avuto “esperienze culinarie” nei ristoranti. Sono alcuni dei dati presentati al Vinitaly da Roberta Garibaldi – presidente dell’Associazione italiana Turismo Enogastronomico e docente all’Università di Bergamo – e che dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, come l’enoturismo sia una delle attività più dinamiche nel mondo del vino.

Non solo in cantina: come cambia l’esperienza

«Può sembrare una contraddizione in un periodo di calo dei consumi – commenta Garibaldi, a cui è affidato il coordinamento scientifico di Vinitaly Tourism – ma l’universo di riferimento è differente e la crescita è un fenomeno evidente che trova probabilmente la sua motivazione in una voglia di turismo diversa dal passato, che lasci più spazio all’aria aperta, al relax, alla buona tavola, in cui il vino recita un ruolo da protagonista». Nel sondaggio è infatti al primo posto tra le “icone dell’enogastronomia tricolore” con il 28% di preferenze davanti a olio (24%) pizza (22%) pasta (15%) e formaggi (11%).

«Si sta passando dal “drinking wine” al “living wine” – sintetizza Garibaldi –. Enoturismo non vuol dire più visite spot in cantina, ma andare alla ricerca di esperienze più complete e strutturate. C’è voglia di vivere per più giorni in questi contesti. Si parla tanto di overturism, ma in realtà questo è un fenomeno che riguarda le grandi città d’arte o alcune località, soprattutto marittime. La soluzione contro l’overturism si chiama ruralità e l’abbiamo già in casa».

Si sta passando dal “drinking wine” al “living wine” . Enoturismo non vuol dire più visite spot in cantina, ma andare alla ricerca di esperienze più complete e strutturate

Dalle statistiche emerge infatti che il numero di pernottamenti di turisti stranieri nelle aree rurali e nei borghi dell’entroterra italiano ammonta a 48,5 milioni, pari al 20,7% del totale delle presenze straniere. «Un dato significativo se confrontato con i diretti competitor – fa notare Garibaldi –. In Francia il peso percentuale è simile, ma i numeri inferiori (28,5 milioni), mentre in Spagna la quota è minima (2,2%, ossia 6,5 milioni)».

Le principali destinazioni enoturistiche hanno accolto 62,6 milioni di presenze e 18,5 milioni di arrivi al 2023 (+3,5% sul 2019 e oltre la metà composta da stranieri). Ma quali sono le mete del vino più apprezzate dai winelover? Langhe/Barolo, Chianti e Montalcino hanno ottenuto il più alto gradimento, secondo l’analisi delle tracce digitali condotta in collaborazione con Data Appeal. I turisti italiani vorrebbero visitare le Cinque Terre ed il Salento, i tedeschi sono più orientati verso il Chianti e il territorio di Montepulciano, gli inglesi e gli americani verso Etna e Toscana.

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