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Home » L’enocione torna a ululare: il metalupo de-estinto dal passato remoto
Tecnologia

L’enocione torna a ululare: il metalupo de-estinto dal passato remoto

Sala NotizieBy Sala Notizie12 Aprile 20254 Mins Read
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L’enocione torna dal passato remoto a ululare nei boschi di una zona imprecisata del nord degli Stati Uniti. Tornano in tre, per essere precisi: Romolus, Remus e Khaleesi. Sono i tre metalupi “de-estinti” da Colossal Biosciences attraverso una serie di – discutibili? spericolati? – passaggi di ingegneria genetica che si basano su Dna antico di 11.500 e 72mila anni fa, contenuto in reperti fossili conservati in musei. Il “dire wolf” è un animale estinto da oltre 10mila anni e che deve la sua riconoscibilità pop alla serie tv “Trono di spade”, dove il metalupo è protagonista e, proprio in onore di questa, la femmina è stata battezzata Khaleesi, come il titolo regale del personaggio femminile Daenerys Targaryen.

Il processo di de-estinzione

Come riporta la rivista americana Time, grazie al Dna estratto da resti antichi e a embrioni sviluppati in cani che hanno fatto da madri surrogate, tre cuccioli sono nati da tre gravidanze separate tra ottobre 2024 e gennaio 2025: i due maschi, Romulus e Remus, e la femmina Khaleesi, che ora vivono in un’area protetta e tenuta segreta. I tre cuccioli appartengono alla specie Aenocyon dirus, comunemente nota come enocione o dire wolf, vissuta tra 200mila e 10mila anni fa nelle Americhe e in Asia orientale. Si tratta di un lignaggio che si è separato dagli altri canidi molto presto, circa 5,7 milioni di anni fa, cosa che lo rende parente stretto dello sciacallo africano. Avevano le dimensioni di un grosso lupo grigio odierno, con un peso che raggiungeva i 68 chilogrammi, ma denti più grandi e taglienti, capaci di cacciare e abbattere i grandi erbivori come bisonti e cavalli.

Un lupo grigio modificato nel dna?

I ricercatori della Colossal Biosciences hanno utilizzato il Dna estratto da due campioni: un dente di 13mila anni fa trovato in Ohio e un osso dell’orecchio di 72mila anni fa rinvenuto in Idaho, individuando versioni di geni non presenti in nessun altro parente degli animali, secondo Live Science. Solitamente, la clonazione richiede di isolare una cellula del campione, estrarre il nucleo che contiene tutto il Dna e inserirlo in un ovulo privato del suo nucleo, a partire dal quale potrà poi svilupparsi l’embrione. In questo caso, invece, come racconta il Time, è stato scelto un approccio differente: è stato sufficiente effettuare 20 modifiche su 14 geni del comune lupo grigio, e trasferire poi il genoma così modificato in un ovulo. Il risultato sono i tre cuccioli di pochi mesi, caratterizzati da mantello bianco, spalle più potenti, denti e mascelle più grandi, zampe più muscolose e un ululato caratteristico.

Le perplessità degli scienziati

Non tutti gli esperti concordano con questo tipo di esperimenti, viene precisato da diversi media. Per Live Science quella definita la “prima de-estinzione al mondo” avviene più di 20 anni dopo che gli scienziati hanno riportato in vita lo stambecco dei Pirenei, una specie di capra selvatica estinta, vissuta però solo pochi minuti a differenza dei metalupi in salute dopo mesi. La de-estinzione viene criticata anche nella sua essenza: non si tratterebbe di una clonazione di esemplari di metalupo ma di un innesto di geni modificati in lupi odierni. Per l’esperto di Biologia dello sviluppo Carlo Alberto Redi, presidente del Comitato etica Fondazione Umberto Veronesi e membro dell’Accademia dei Lincei, non si tratta di animali estinti riportati in vita ma “piuttosto di una sorta di chimera. E’ senza dubbio un altissimo esercizio di ingegneria genetica ma – osserva – si tratta di un animale nuovo. Ha le caratteristiche dell’animale estinto, ma non lo è”. Sarebbe diverso, prosegue, se dai resti fossili i ricercatori avessero potuto estrarre l’intero genoma del metalupo, trasferito in un ovocita e fatto sviluppare fino a ottenere una gravidanza. Certamente l’esercizio “in futuro potrà essere utile, per esempio per ingegnerizzare cellule finalizzate a terapie”. Perplessità etiche e procedurali si addensano sull’operato di Colossal Biosciences che comunque, poche settimane fa, ha avvicinato anche il sogno di riportare in vita i mammut grazie alla nascita in laboratorio dei primi topi lanosi, geneticamente modificati per avere una pelliccia simile a quella di questi animali ormai estinti, e punta a far rivivere il tilacino, mitico lupo marsupiale della Tasmania, e il dodo. Ma si guarda anche a specie in procinto di estinguersi: la prossima impresa di Colossal, che potrebbe usare la tecnologia sviluppata per l’enocione, è di preservare la specie del lupo rosso in pericolo critico di estinzione, la cui presenza è oggi in gran parte limitata alla Carolina del Nord. (articolo aggiornato con dettagli tecnici e dubbi scientifici tra cui quello di Redi)

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