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Home » L’enigma dazi fa temere per l’export
Società

L’enigma dazi fa temere per l’export

Sala NotizieBy Sala Notizie18 Giugno 20254 Mins Read
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I dazi americani restano un enigma per gli operatori della moda riuniti in questi giorni a Firenze per l’edizione 108 del salone Pitti Uomo, il più importante al mondo per la moda maschile, che si è aperto ieri e durerà fino fino a venerdì, con 740 marchi, per il 45% esteri, che espongono le collezioni di abbigliamento, accessori e lifestyle per la primavera-estate 2026. Un enigma che si aggiunge alle tensioni geopolitiche che stanno seminando incertezza sul mercato e frenando gli acquisti in mezzo mondo.

L’export in calo a inizio 2025

All’apertura della fiera timori e volontà di rilancio si sono alternati come sull’ottovolante, di fronte ai dati sull’export della moda maschile italiana nel primo bimestre 2025: -6,9% in valore, trainato verso il basso da Francia (-3,5%), Germania (-4,2%), Cina (-16,6%), Spagna (-2,6%). Nel quintetto di testa solo gli Stati Uniti hanno il segno più, addirittura +9,5%, ma potrebbe trattarsi della quiete prima della tempesta. «I dazi americani finora hanno avuto un impatto psicologico – spiega il presidente di Confindustria Moda, Luca Sburlati –, anche se negli Stati Uniti si cominciano a vedere segnali di minori acquisti nei negozi. Adesso si tratterà di capire quali saranno le tariffe definitive». Il dazio aggiuntivo del 10% alle esportazioni verso gli Usa, applicato dal 5 aprile scorso, “scadrà” all’inizio di luglio.

La discussione Usa-Ue e i timori delle aziende

Nei giorni scorsi è emersa l’offerta che l’Unione europea avrebbe fatto agli Stati Uniti per un dazio fisso al 10% anche dopo il 9 luglio, che ora dovrà tradursi in un accordo tra i due Paesi. «I dazi per adesso non si sentono – spiega Antonio De Matteis, presidente di Pitti Immagine e amministratore delegato del marchio napoletano d’alta gamma Kiton –, quello che spaventa di più è il cambio d’umore che il presidente Trump manifesta ogni settimana. Oltre ai cambiamenti che si stanno registrando sui mercati, con i department store che si aggregano come nel caso di Saks Global e cominciano a fare acquisti unici». L’incertezza sembra essere la vera nemica della moda. «Noi abbiamo avuto ottimi risultati fino a maggio – spiega Claudio Marenzi, titolare del marchio Herno che ha chiuso il 2024 con ricavi a +8% arrivati a 184 milioni di euro – e prevediamo di superare i 200 milioni a fine anno con un margine vicino al 10%.

La necessità di misure strutturali

Ma i prezzi del nostro listino crescono meno del dazio, grazie all’ottimizzazione della produzione». Agogna serenità Andrea Lardini, patron del brand marchigiano Lardini e terzista di capospalla per i brand del lusso: «Per ripartire il settore ha bisogno che il mondo si calmi, che finiscano le guerre, che torni la spensieratezza e la voglia di comprare. L’incertezza blocca tutto». Ma servono anche misure strutturali secondo Sburlati, che le ha elencate dal palco dell’inaugurazione della fiera: «Il sistema moda ora dovrebbe pedalare in gruppo, in modo più coeso di quanto abbia fatto finora», ha detto invocando un piano strategico a dieci anni per tutelare la filiera e proponendo tre azioni: la proroga del credito d’imposta su prototipia e campionari; fare sistema tra le varie fiere e saloni; stimolare la creazione di nuove imprese, visto che nell’ultimo anno solo nella moda ne sono “morte” 1.500.

Agenzia Ice è pronta ad aiutare il settore, ha garantito il presidente Matteo Zoppas: «Il nuovo piano export del Governo – ha detto – prevede di passare dai 623 miliardi di euro di export registrati nel 2024 a 700 miliardi entro i prossimi due anni, dunque con una crescita dell’11% da realizzarsi puntando su 14 Paesi. Dobbiamo capire dove concentrarsi per il settore moda». E se il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha dipinto un futuro radioso per Pitti Uomo grazie all’arrivo, nei prossimi anni, del nuovo padiglione espositivo Bellavista dentro la Fortezza da Basso e della stazione sotterranea dell’alta velocità, la sindaca di Firenze, Sara Funaro, e la presidente del Centro di Firenze per la moda italiana, che controlla Pitti Immagine, Antonella Mansi, si sono dette fiduciose che, grazie all’alta qualità delle produzioni e al saper fare, le difficoltà saranno superate.

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