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Home » Le scuse della World Boxing a Imane Khelif, ma il test di genere vale: no a competizioni femminili
Sport

Le scuse della World Boxing a Imane Khelif, ma il test di genere vale: no a competizioni femminili

Sala NotizieBy Sala Notizie5 Giugno 20253 Mins Read
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Le scuse ufficiali della World Boxing sono arrivate, per aver leso la privacy di Imane Khelif ma la sostanza non cambia: in base alle nuove regole sull’individuazione del genere la pugile algerina, oro a Parigi 2024, non potrà partecipare alle competizioni femminili. E con lei tutti gli atleti che non supereranno il nuovo test genetico sul sesso alla nascita reso obbligatorio la scorsa settimana dalla stessa World Boxing. Il presidente di WB Boris Van der Vorst ha ammesso che citare l’algerina nel comunicato di presentazione delle nuove regole è stato un errore, ma non cambia la sostanza. Si riapre così il vaso di pandora delle polemiche sulla partecipazione degli atleti trans e intersex alle competizioni riservate alle donne.  

Il caso scoppiato lo scorso anno, proprio per la partecipazione di Khelif al torneo femminile, vide il coinvolgimento anche di Donald Trump che ne fece uno dei suoi cavalli di battaglia nel pieno delle elezioni presidenziali. E in questi giorni l’amministrazione Trump torna alla carica. Il Dipartimento di Giustizia presto potrebbe intraprendere un‘azione legale contro il sistema scolastico pubblico della California “per discriminazione” se lo Stato continuerà a permettere agli atleti transgender di competere in eventi sportivi femminili. Un’ azione legale che – come annunciato dallo stesso Trump – potrebbe tradursi in un “taglio dei fondi federali su larga scala”.   E così Khelif si trova nuovamente al centro della polemica. A Parigi fu “riabilitata” dal Cio che la definì intersex e le permise così di partecipare ai Giochi, come fece con la taiwanese Lin Yu Ting, poi oro nella categoria dei 57 kg. La federazione che in precedenza aveva gestito la boxe olimpica, l’Iba che aveva legami stretti con la Russia, non più riconosciuta dal Cio dai Giochi di Tokyo 2020, propose perfino un premio in denaro all’italiana Angela Carini che si era ritirata nel corso del match contro la Khelif. 

La World Boxing, nata proprio per sostituire l’Iba, dalla scorsa settimana ha imposto il test PCR, una tecnica per rilevare la presenza del cromosoma Y ed indicare il sesso biologico della persona alla nascita. Nel comunicato sul nuovo regolamento ha però citato anche Khelif, affermando che non avrebbe potuto partecipare a nessuna gara se non si fosse prima sottoposta all’esame di laboratorio.   E’ stata giudicata una violazione della privacy dell’algerina: la regola vale per tutti e non solo per lei. Da qui le scuse ufficiali del presidente di World Boxing, Boris Vander Vorst, in una lettera alla Federazione algerina di boxe: “Sto scrivendo a tutti voi personalmente per offrire formali e sincere scuse e riconoscere che la sua privacy avrebbe dovuto essere protetta”, ha scritto. “Questa politica mirerà a garantire la sicurezza di tutti i partecipanti e un ambiente di competizione equo per uomini e donne“. La World Boxing ha voluto sottolineare che “prestazioni o risultati passati degli atleti non saranno messi in discussione”.   

L’impressione è che la norma, che l’atletica leggera applica da anni e che ora fa testo anche per World Boxing, possa presto estendersi agli altri sport olimpici, per i quali si sono già registrate forti polemiche e pressioni per intervenire. Nel suo primo discorso da neo-presidente del Cio, Kirsty Coventry preannunciò un intervento sul tema: “È molto chiaro che le donne transgender sono più avvantaggiate nella categoria femminile e possono togliere opportunità che dovrebbero essere equamente distribuite tra le donne”.

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