“Siamo il collante del governo, Conte e Schlein si mettano l’anima in pace”, ripete Salvini, ma la giornata di apertura del congresso di Firenze è un gigantesco dito negli occhi degli alleati a partire dall’intervista del segretario a Elon Musk, scippato a Meloni come era già stato con J.D. Vance: domande contro la sinistra che vorrebbe l’immigrazione di massa, “È una follia, porterà la distruzione delle nazioni che la consentono”, dice il patron di Starlink che evoca massacri in Europa opera di emigranti. Poi sostiene Salvini sui dazi; “Ho consigliato a Trump di puntare a una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti”, dice, “Ma Bruxelles soffoca le imprese”. E del resto dal palco Salvini aveva appena chiesto di azzerare il patto di stabilità firmato da Meloni e Giorgetti. Fumo negli occhi anche per l’alleato forzista, così come l’insistenza sulla trattativa a due fra Italia e Stati Uniti sui dazi. L’altra cosa che Salvini pretende da Bruxelles ancora una volta in contrasto con gli alleati è l’immediato stop al piano di riarmo: “No a guerre militari né commerciali”, dice, mentre i capigruppo Molinari e Romeo lanciano altre stoccate alla Premier: “Le regioni governate dal Nord restino al Nord e Salvini torni al Viminale” è la richiesta e parte la standing ovation.
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