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Home » Istat, l’inflazione acquisita per il 2025 sale a 1,4%
Finanza

Istat, l’inflazione acquisita per il 2025 sale a 1,4%

Sala NotizieBy Sala Notizie13 Aprile 20254 Mins Read
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“L’inflazione acquisita per il 2025 sale a +1,4% per l’indice generale e a +0,9% per la componente di fondo”. Lo afferma l’Istat. 

A marzo, l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile (a +1,7%), mentre quella al netto dei soli beni energetici accelera lievemente (da +1,7% a +1,8%). In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) valido per i Paesi dell’Unione Europea, registra una variazione pari a +1,6% su mese, per la fine dei saldi stagionali di cui il nic non tiene conto, e di +2,1% su base annua (da +1,7% registrato nel mese precedente).

“La dinamica dell’indice generale – afferma l’Istat – riflette principalmente la risalita del tasso di variazione tendenziale dei prezzi degli energetici non regolamentati, tornato positivo (da -1,9% a +1,3%) e, in misura minore, l’accelerazione dei prezzi dei tabacchi (da +4,1% a +4,6%) e degli alimentari non lavorati (da +2,9% a +3,3%). Un sostegno all’inflazione si deve anche ai servizi relativi alle comunicazioni (da +0,5% a +0,8%), ai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,1% a +3,3%) e infine ai beni durevoli (la cui flessione si attenua da -1,5% a -1,2%). All’opposto, decelerano i prezzi degli energetici regolamentati (da +31,4% a+27,3%) e quelli dei servizi relativi ai trasporti (da +1,9% a +1,6%)”. 

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi degli energetici non regolamentati e dei servizi relativi ai trasporti (+1,2% entrambi), dei tabacchi e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,5% entrambi) e dei servizi relativi alle comunicazioni (+0,3%); gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi degli energetici regolamentati (-2,4%) e degli alimentati non lavorati (-0,4%). La crescita tendenziale dei prezzi dei beni si accentua sensibilmente (da +1,1% a +1,7%), mentre quella dei servizi resta stabile (a +2,4%). Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni si riduce, portandosi a +0,7 punti percentuali contro i +1,3 di febbraio 2025.

Confesercenti, “rischio impatto negativo su consumi”

L’inflazione continua ad accelerare, e rischia di compromettere i consumi di primavera. E a pesare sull’andamento dei prezzi è ancora una volta l’incremento delle bollette, un problema al quale dovrebbe essere trovata una soluzione strutturale. Così Confesercenti commenta i dati preliminari sull’inflazione a marzo diffusi da Istat. La crescita, segnala Istat, è infatti dovuta alle componenti più volatili, prima fra tutte i beni energetici non regolamentati. In particolare, la causa risiede nella consistente risalita del prezzo sia del gas che dell’energia sul mercato libero; non del tutto compensata dall’accentuata flessione dei prezzi della benzina e del gasolio per mezzi di trasporto e per riscaldamento. E’ peraltro probabile che si rilevi anche una diffusione trasversale di questi aumenti, visto che a crescere sono i prezzi anche di molti beni.

Nel complesso, per ora, non c’è da allarmarsi, in quanto l’inflazione acquisita è pari ad 1,4% e non desta preoccupazioni, ma certo questi aumenti sul mercato libero dell’energia vanno monitorati e danno da riflettere, nel momento in cui i clienti del mercato libero sono circa l’80% e quindi il peso di questa voce sull’indice è cresciuto molto. Pesa sull’andamento dei prezzi l’incremento delle bollette, un problema al quale dovrebbe essere trovata una soluzione strutturale, che protegga famiglie e imprese dalla volatilità dei mercati internazionali e non si limiti a provvedimenti ex-post, che oltre ad intervenire spesso in misura incompleta agiscono quando le aspettative di inflazione si sono ormai deteriorate. La risalita dei prezzi al 2%, con una variazione congiunturale che in termini annualizzati sale al 4,9%, compromette il potere d’acquisto delle famiglie e rischia di spegnere i già deboli segnali di recupero dei consumi. Una situazione che deve essere considerata con la massima attenzione, dal momento che la spesa delle famiglie è al momento il principale fattore di sostegno della congiuntura, con il ciclo degli investimenti che già nel 2024 è entrato in fase negativa e le esportazioni che saranno presto colpite dalla nuova politica protezionistica degli Stati Uniti.

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