Gli Stati Uniti hanno attaccato tre siti nucleari in Iran, sganciate bombe ’bunker buster’. Discorso del presidente Usa alla nazione: «Ora è il momento per la pace, l’Iran deve accettare la fine di questa guerra». Netanyahu: «Io e Trump diciamo ’prima la forza, poi la pace’». Ira dell’Iran: «Barbaro attacco, quanto accaduto avrà conseguenze eterne». Missili contro Israele, esplosioni a Tel Aviv
Trump: attaccati 3 siti in Iran. Momento storico, ora l’Iran deve accettare fine guerra
“Abbiamo completato con successo il nostro attacco a tre siti nucleari in Iran, inclusi Fordow, Natanz ed Esfahan”: lo scrive Donald Trump su Truth spiegando che “un carico completo di bombe è stato sganciato sul sito principale, Fordow. Tutti gli aerei sono ora fuori dallo spazio aereo iraniano…Tutti gli aerei stanno rientrando sani e salvi”. “Congratulazioni ai nostri grandi guerrieri americani. Nessun altro esercito al mondo avrebbe potuto fare questo”, scrive ancora il presidente Usa, secondo il quale “questo è un momento storico per gli Stati Uniti d’America, Israele e il mondo”.
Riad condanna i raid Usa e chiede de-escalation immediata
L’Arabia Saudita ha condannato gli attacchi statunitensi contro i siti nucleari iraniani e ha sottolineato la necessità urgente di ridurre le tensioni nella regione. Lo ha dichiarato oggi il Ministero degli Esteri saudita. “Condanniamo i raid degli Stati Uniti contro l’Iran. È fondamentale evitare un’ulteriore escalation”, si legge nella nota ufficiale del ministero rilanciata dai media regionali. L’Arabia Saudita ha inoltre lanciato un appello alla comunità internazionale, invitando le potenze mondiali a “lavorare attivamente per una soluzione pacifica della crisi”, al fine di salvaguardare la stabilità e la sicurezza del Medio Oriente.
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In Medio Oriente 40mila soldati Usa, le basi in allerta
L’attacco Usa all’Iran rischia di mettere nel mirino di Teheran gli oltre 40.000 soldati americani nell’area. Secondo gli esperti, infatti, Teheran risponderà all’offensiva su tre dei suoi siti nucleari e le truppe a stelle e strisce sono le più esposte. Rischia molto anche lo Stretto di Hormuz, dal quale transita un terzo del petrolio mondiale e che l’Iran ha già minacciato di chiudere. Anche se una delle eventualità è che i Pasdaran possano minarlo, costringendo la marina militare Usa a un’operazione lunga e pericolosa per rimuovere gli ordigni. Gli Stati Uniti contano in Medio Oriente otto basi permanenti in sette Paesi: Egitto, Kuwait, Bahrain, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar. In quest’ultimo Paese c’è la più grande, quella di Al Udeidche, che ospita più di 10.000 soldati ed è la sede del Us Central Command. La base ha avuto un ruolo strategico nelle operazioni in Iraq, Afghanistan e Siria. In Bahrain c’è la Naval Support Activity, mentre il Kuwait ospita Camp Arifjian, essenziale per il supporto logistico. Al-Dhafra, negli Emirati Arabi Uniti, è strategica per per la raccolta di informazioni di intelligence e il sostegno offerto alle operazioni di combattimento aereo. La base ospita i Raptor-22 e molti droni. La base di Erbil, in Iraq, è infine usata per le operazioni nel nord dell’Iraq e in Siria.
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