Tutto ciò che è sull’open web si può prendere liberamente, “chiunque può copiarlo, usarlo per nuove creazioni e riproduzioni”. Una frase del genere, da utopista anni 90 del “free web”, ora farebbe sorridere forse anche sulla bocca di un giovane imprenditore visionario di una startup o di un anarco-socialista. Ciò che colpisce adesso la comunità di esperti e l’industria del copyright è che a parlare è il CEO dell’intelligenza artificiale in Microsoft, Mustafa Suleyman.

Da notare che OpenAi e le altre aziende che hanno creato modelli di IA questo hanno fatto, implicitamente: hanno trattato i contenuti del web come terra di nessuno, per il training degli algoritmi.

Ma ora questo comportamento viene esplicitato in ideologia dichiarata. E colpisce ancora di più che a farlo non sia una startup up (come OpenAi) ma un’azienda che negli ultimi vent’anni ha rappresentato il volto legal dell’innovazione, collaborando ad esempio con l’industria musicale per la lotta alla pirateria e sempre in prima fila nel rispetto nelle normative locali (quando si tratta ad esempio di trattamento dati nel cloud).

Suleyman arriva poi a dire che sia forse lecito usare quei dati anche se gli editori esplicitamente non vogliono. “C’è una categoria a parte in cui un sito web, o un editore, o un’organizzazione giornalistica hanno esplicitamente detto: ‘non effettuare lo scraping o il crawling per qualsiasi altra ragione che non sia l’indicizzazione, in modo che altre persone possano trovare questo contenuto’. Si tratta di un’area grigia, e credo che la questione si farà strada nei tribunali”. Emblematico che OpenAI stia ignorando questa volontà degli editori (opzione di opt-out) dopo averla concesso, come emerso qualche giorno fa da un’inchiesta di BusinessInsiders.

Si può pensare che Suleyman sia un visionario che vola alto e che le sue dichiarazioni – in un’intervista con l’americana Cnbc – non rappresentino l’azienda, anche se è formalmente il capo dell’IA in Microsoft. Suleyman è stato cofondatore e ceo di Inflection AI, prima di entrare in Microsoft. In precedenza, è stato fra gli ideatori di DeepMind, una delle aziende leader nel settore dell’intelligenza artificiale, e vicepresidente dell’area AI in Google. Ha pubblicato un libro a sua volta visionario e ottimistico sull’IA (L’onda che verrà. Intelligenza artificiale e potere nel XXI secolo, Garzanti 2024).

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