LONDRA
La Gran Bretagna andrà al voto domani, 4 luglio. Tra meno di 48 ore a Downing Street potrebbe insediarsi un nuovo primo ministro: Sir Keir Starmer, leader del partito laburista. Così sembrano indicare tutti i sondaggi, che danno i laburisti in forte vantaggio sui conservatori, al potere da 14 anni. Sei settimane di campagna elettorale, dibattiti dal vivo in tv, attacchi personali e messaggi sui social media non hanno minimamente colmato il divario di circa 20 punti che separa i due partiti principali: 40% per il Labour e 20% per i Tories.

Il premier Rishi Sunak, che aveva sorpreso tutti, suoi ministri compresi, quando aveva annunciato le elezioni per il 4 luglio invece che in autunno come previsto, sembra destinato a perdere la scommessa più ardita della sua breve carriera politica.
«Queste elezioni non sono un referendum sul passato, ma sono un voto per il futuro», ha detto e ribadito Sunak. Difficile però per lui prendere le distanze dai 14 anni di Governo conservatore e soprattutto dal caos politico e dal declino economico dell’ultima legislatura. I Tories hanno avuto cinque primi ministri in otto anni, tre dei quali nello spazio di pochi mesi, oltre a una girandola di ministri.

I momenti di svolta degli ultimi 5 anni

Alle ultime elezioni, nel dicembre 2019, Boris Johnson era stato eletto con una maggioranza schiacciante sull’onda di Brexit. Il panorama politico da allora è completamente cambiato: una serie di scandali come Partygate, le feste illegali a Downing Street durante il lockdown, hanno eroso la fiducia degli elettori nel partito. La pandemia, l’impatto della guerra in Ucraina e l’impennata dei prezzi hanno aggravato la crisi economica, portando a un crollo del tenore di vita dei cittadini britannici senza precedenti dal dopoguerra.

Martedì sera, a sopresa, Johnson ha partecipato per la prima volta alla campagna elettorale a fianco di Sunak, per avvertire dei pericoli di un “Governo di sinistra” e per esortare i fedeli a sperare ancora. «Non è troppo tardi per evitare di cadere nell’abisso», ha dichiarato l’ex premier. Altri pezzi grossi del partito sembrano invece ritenere inevitabile la sconfitta. Mel Stride, ministro delle pensioni, ha detto che i laburisti «vinceranno la più grande maggioranza mai vista in Gran Bretagna».

Secondo i sondaggi è in arrivo la «punizione» per i Tories

A meno di sorprese dell’ultima ora, che comporterebbero una perdita di credibilità dei sondaggisti, gli elettori si preparano quindi a “punire” i Tories e a votare per il partito laburista. Starmer ha puntato tutto su due parole che hanno fatto breccia: “cambiamento” e “stabilità”: la promessa è di voltare pagina, di tornare a una “politica al servizio dei cittadini” e di rimettere il Paese in carreggiata, senza gli scossoni degli ultimi anni.
Mentre il partito conservatore si è avvitato in una spirale discendente di scandali e faide interne e ha dato spazio alle fazioni più estreme, l’iter del partito laburista è stato altrettanto clamoroso ma nella direzione opposta.

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