È tornato in positivo in marzo l’export di orologi svizzeri. Il traino principale sono stati gli Usa. Cina e Hong Kong hanno invece registrato nuove discese. Tra i mercati asiatici segno più, seppur lieve, per il Giappone. Tra i maggiori mercati europei buon andamento per Regno Unito, Germania e Italia. Le esportazioni di segnatempo elvetici nel mese sono state di 2,1 miliardi di franchi (2,25 miliardi di euro al cambio attuale), l’1,5% in più rispetto a un anno prima. Per quel che riguarda il primo trimestre 2025, l’export è stato di 6,1 miliardi di franchi (6,56 miliardi di euro), con una flessione dell’1,1% sullo stesso periodo del 2024. Sui conti trimestrali si è fatta sentire la netta contrazione di febbraio, che i rialzi di gennaio e marzo non sono riusciti a compensare interamente.
Incertezza geopolitica e rafforzamento del franco
Il polo elvetico degli orologi rappresenta oltre la metà del fatturato mondiale del settore ed esporta oltre il 90% della produzione. Le cifre sull’export fornite dalla Federazione dell’industria orologiera svizzera (Fh) sono dunque un indicatore rilevante. Dopo i chiari aumenti del triennio 2021-2023, le esportazioni rossocrociate hanno registrato una moderata flessione nel 2024. Quest’anno il polo elvetico deve continuare a far fronte a due principali fattori frenanti: il rallentamento economico internazionale e la forza del franco, che rende più cari i prodotti svizzeri. Molti operatori del settore prevedono un 2025 fatto di oscillazioni per l’export di orologi, come appunto si è già visto nel primo trimestre.
La top ten di marzo
In marzo questo è stato l’andamento per i primi dieci mercati: Stati Uniti 405 milioni di franchi (+13%), Giappone 160 milioni (+1%), Regno Unito 149 milioni (+10%), Hong Kong 146 milioni (-11%), Cina 140 milioni (-11%), Singapore 137 milioni (-1%), Germania 113 milioni (+7%), Italia 91,2 milioni (con un robusto +22%), Francia 91,1 milioni (-2%), Emirati Arabi Uniti 89 milioni (-12%). Per quel che concerne il tipo di prodotti esportati, nel mese sono andati bene quelli di gamma alta, con prezzo sopra i 3 mila franchi, che hanno registrato un +1,8% in valore; bene anche la gamma medio-alta, con prezzo tra 500 e 3 mila franchi, con un +2,6%; segno chiaramente negativo invece per la gamma media, con prezzo tra 200 e 500 franchi, con un -17%; flessione contenuta per la gamma di base, con prezzo sotto i 200 franchi, con un -1%.