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Home » Giovanni Bagnasco e la sindrome di Treacher Collins: “Mi chiedevo: perché a me?”
Salute

Giovanni Bagnasco e la sindrome di Treacher Collins: “Mi chiedevo: perché a me?”

Sala NotizieBy Sala Notizie12 Aprile 20253 Mins Read
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“L‘Arte della Gioia”, la serie di Valeria Golino che ha debutatto a Cannes, ha fatto scoprire al grande pubblico i suoi meravigliosi interpreti, dalla protagonista Tecla Insolia a Giovanni Bagnasco, che nella storia è Ippolito, il principe erede dei Brandiforti.
Bagnasco ha preso sulle spalle un ruolo delicato caricando il personaggio di una sensibilità unica che lui, affetto da una malattia congenita, la sindrome di Treacher Collins, ha trasferito nel personaggio.

“L’arte della gioia” debutta a Cannes

Bagnasco si è raccontato in una intervista al Corriere della Sera, nella quale ha parlato della malattia, del bullismo, della sua carriera di attore. Prima di approdare sul set, voleva fare musica.  

La sindrome di Treacher Collins

La sindrome di Treacher Collins, nota anche come sindrome di Franceschetti o disostosi mandibulo-facciale, è una malattia congenita causata da anomalie dello sviluppo dei primi archi branchiali, strutture embrionali segmentate che compaiono intorno alla 4° settimana di vita dell’embrione.

La sindrome di Treacher Collins prende il nome da due medici che descrissero per la prima volta la sindrome in due pazienti nel 900. Si stima che un individuo ogni 10-50 mila nasce con la sindrome di Treacher Collins.  

La malattia è caratterizzata da una ipoplasia o sviluppo insufficiente, delle ossa del volto, zigomi e mandibole, anomalie o totale mancanza dell’orecchio, orecchio a forma di coppa associato a fistole o appendici subito davanti all’orecchio, e anomalie delle palpebre inferiori.

Il pallino per la musica e il bullismo a scuola

Già giovanissimo scriveva testi rap ma si è cimentato anche nella scrittura di racconti fantasy, questo fino a quando non ha sperimentato l’inquietudine adolescenziale e le persone che lo hanno sempre guardato con curiosità.
Anche lui ha sperimentato il bullismo a scuola – racconta al Corriere – le delusioni d’amore, la sofferenza per una condizione che non ha scelto.
Ora è diverso. Da adulto (ha venticinque anni) si è iscritto a un’agenzia per modelli, la Freaks, perché voleva inziare una carriera nella moda ma la chiamata è arrivata per la recitazione.
Valeria Golino lo ha scelto per il ruolo di Ippolito, un ragazzo, gli ha spiegato, cresciuto nell’isolamento a causa dell’aspetto con cui è nato.
Bagnasco aveva preso parte solo a qualche corto ed era praticamente senza esperienza ma nei panni del principe Ippolito buca lo schermo e conquista.

“Siamo tutti belli, se troviamo la nostra bellezza interiore”

“Tanti ragazzi si vedono brutti anche se non lo sono, e questo diventa odio verso le donne- ha detto al Corriere–  I media alimentano l’idea che le donne amino gli uomini fatti in un certo modo, ma sono cavolate che creano persone che non sanno vedersi davvero. Io sembrerei molto più brutto se stessi sempre a disperarmi. Siamo tutti belli, se troviamo la nostra bellezza interiore”.

“Io ho capito che dovevo nascere così e basta. Se ti poni il problema del perché, sprechi solo energia. Di positivo, c’è che questa cosa mi ha permesso di sentirmi affine a chi affronta l’assurdo: io amo i bambini abbandonati, le vittime di razzismo o di omofobia… Alcuni si lasciano agire da quella rabbia che ti fa dire: “che guardi?” E “io vi odio”. Invece, io so che non mi è successo niente di grave. Il punto è assumersi la responsabilità della propria felicità. Fare la vittima non ti renderà felice”.

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