Tutto il mondo in una stanza. O meglio, tutti i mondi – quelli anche lontani dalla Terra – in un mezzo su quattro ruote. In America la nuova campagna di Hyundai svela il legame con lo Spazio. Sarà l’effetto Elon Musk o la stretta attualità con le missioni su Marte per i civili, ma il richiamo è forte: a bordo del nuovo Ioniq 9 elettrico e per la prima volta con una terza fila di sedili una famiglia in viaggio si ritrova in una dimensione distopica. «In un mondo in cui lo spazio esterno incontra quello interno, anche la gravità diventa un optional», afferma la casa automobilistica in una nota. Così la campagna “Hello, Space” disegna strade ultraterrene e la macchina come una navicella.
Ponte tra esterno e interno
Se prima c’era un dentro e un fuori, oggi queste dimensioni sono interrelate in un flusso senza soluzione di continuità. Una metafora per la nuova comunicazione strategica delle marche. Tutto ciò che è esterno – il mondo con le sue crisi economiche, geopolitiche e sistemiche –bussa prepotentemente alla porta dell’azienda, arrivando a scardinarla. Ma c’è di più: in una fase polarizzata, i rischi geopolitici mettono a dura prova la comunicazione aziendale. Una pressione mai sentita prima d’ora a cui devono far fronte i manager comunicatori di impresa. Perché la necessità è bilanciare le prospettive di business con le aspettative degli stakeholder. Proprio il contesto incerto è uno dei punti che emerge dall’European Communication Monitor, ricerca presentata da cinque realtà accademiche europee e per l’Italia dall’Università Iulm e dedicata al ruolo della comunicazione come asset di governance. I dati, illustrati in anteprima sul Sole24Ore, sono stati anticipati in un evento a porte chiuse al Forum della Comunicazione tenutosi in Assolombarda, partner dell’iniziativa, lo scorso 7 e 8 maggio. In quindici anni l’European Communication Monitor ha interrogato ben 40mila professionisti della comunicazione in tutta Europa, mentre negli ultimi due anni la scelta è stata qualitativa con un campione di trenta chief communication officer. «Lo studio accademico internazionale soddisfa i più elevati standard di qualità della ricerca nelle scienze sociali. Per i comunicatori d’impresa affrontare fasi di rapidi cambiamenti non rappresenta però una novità assoluta. Il loro ruolo è da sempre quello di fare da ponte tra l’azienda e il mondo esterno. Ciò che è cambiato è la crescente enfasi sull’importanza strategica di questa funzione, in particolare nell’attività di monitoraggio dei trend emergenti e delle questioni potenzialmente critiche per l’organizzazione. Nello scenario attuale diventa ancora più fondamentale affidarsi a competenze verticali e specialistiche sia per quanto riguarda la comprensione di contesti geografici complessi, sia per la gestione di tematiche politiche e sociali sensibili per l’azienda», afferma Stefania Romenti, professoressa ordinaria di comunicazione strategica all’Università Iulm.
I nuovi equilibri
La ricerca si interroga sull’equilibrio, ossia su come la comunicazione guida le aziende rispetto ai mutamenti repentini. Posizionare in modo attivo l’impresa e il suo top management rispetto alle sfide globali, rispondere agli stakeholder e ai media e anticipare rischi reputazionali e opportunità di sviluppo globali. Sono questi i punti più pressanti per i comunicatori, almeno per il 48% del campione. Ma si segnala anche la gestione dei dibattiti controversi su temi geopolitici all’interno dell’impresa (41%) e il rispetto delle diverse prospettive e sensibilità degli stakeholder esterni (27%). In primo piano emergono elementi distintivi della strategia della comunicazione rispetto alle sfide geopolitiche globali. «Un elemento chiave emerso dalla ricerca è la crescente complessità rispetto al passato nel definire la propria posizione rispetto agli eventi geopolitici. Comprendere le aspettative degli stakeholder strategici e allineare le decisioni ai valori aziendali diventa cruciale. Le attuali sfide geopolitiche, come i conflitti in Ucraina o a Gaza, impongono una riflessione approfondita su questo equilibrio e sulle convinzioni dell’azienda. Le imprese hanno compreso l’importanza di decisioni ponderate, basate sull’ascolto degli stakeholder e sulla valorizzazione della propria storia e identità», precisa Romenti.