Mentre la fragile tregua a Gaza per ora resiste, nonostante le operazioni di Israele non siano cessate, c’è tensione anche in Libano. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno infatti accusato l’Unifil di aver abbattuto un loro drone domenica nel sud del Libano, nella zona di Kfar Kila, dove le truppe israeliane stavano eseguendo una missione di ricognizione. “Un’indagine preliminare ha rivelato che l’Unifil ha sparato deliberatamente contro il drone, nonostante non rappresentasse alcuna minaccia”, si legge in una nota delle Idf. “Le forze delle Idf hanno lanciato una granata a mano nella zona in cui è stato abbattuto il drone”, prosegue la nota, sostenendo che “non sono stati sparati colpi contro le forze Unifil’’.
La ricerca dei corpi degli ostaggi
L’Egitto sta intensificando le operazioni di recupero e di sgombero nella Striscia di Gaza e ha portato questa mattina nell’enclave palestinese 12 mezzi pesanti per liberare le strade e assistere negli sforzi di ricerca dei corpi degli ostaggi. Lo ha riferito il canale saudita al Hadath.
Secondo il Times of Israel, Israele non conosce la posizione di quattro dei restanti 13 corpi di ostaggi detenuti a Gaza, in base a un rapporto diffuso ieri, a fronte delle crescenti pressioni su Hamas affinché riprenda a consegnare i corpi in conformità con i termini del cessate il fuoco e dell’accordo sulla presa degli ostaggi. Gerusalemme ha cercato di far capire a Washington l’estrema importanza della restituzione dei corpi rimanenti dalla Striscia, ha riferito l’emittente pubblica Kan, mentre sono trascorsi giorni senza che Hamas consegnasse i resti di altri ostaggi deceduti.
Hamas afferma di non essere ancora riuscita a localizzare i corpi di alcuni dei 13 ostaggi rimasti e di non averne restituito nessuno da martedì, affermando di aver bisogno di assistenza per localizzarli e recuperarli. Tuttavia, Israele sarebbe certa che il gruppo terroristico possa consegnare altri corpi, ma si rifiuta di farlo e sta anche nascondendo informazioni sulla loro posizione, in aperta violazione dell’accordo di cessate il fuoco del 9 ottobre. Tuttavia, il ritardo nel recupero degli ostaggi deceduti non sembra essere l’unica minaccia al fragile cessate il fuoco, poiché un importante leader di Hamas ha affermato ieri che il gruppo terroristico non si sarebbe disarmato finché l’“occupazione” israeliana non fosse stata un ricordo del passato.
Ancora ostacoli all’intervento dell’Unrwa
Nel mentre, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) afferma che Israele continua a impedire al suo personale internazionale e agli aiuti umanitari di entrare a Gaza. Tuttavia, circa 12 mila dei suoi dipendenti locali stanno portando avanti la fornitura di “assistenza sanitaria, supporto psicosociale e istruzione alla popolazione, spesso in condizioni inimmaginabili”, ha affermato l’agenzia in un post su X, riportato da Al-Jazeera. L’anno scorso Israele aveva vietato all’Unrwa di operare nel territorio sotto il suo controllo, sostenendo che diversi suoi dipendenti erano membri di Hamas, scrive ancora la testata araba. La Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito la scorsa settimana che Israele, in quanto potenza occupante, deve sostenere gli sforzi di soccorso forniti dalle Nazioni Unite e dalle sue entità, tra cui l’Unrwa. Ha inoltre rilevato che Israele non ha dimostrato le sue affermazioni secondo cui un numero significativo di dipendenti dell’Unrwa sarebbe membro di Hamas. Nel suo post, l’Agenzia ha affermato che “un cessate il fuoco da solo non è sufficiente. Cibo, kit igienici, tende e altri rifornimenti sono disperatamente necessari”, ha aggiunto.







