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Home » Fisco, le case all’estero degli italiani valgono 33,1 miliardi e le rendite finanziarie a quota 178 miliardi
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Fisco, le case all’estero degli italiani valgono 33,1 miliardi e le rendite finanziarie a quota 178 miliardi

Sala NotizieBy Sala Notizie19 Aprile 20253 Mins Read
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Crescono del 2,2% gli incassi del Fisco con le case all’estero degli italiani. Dalle dichiarazioni dei redditi 2024, per i redditi del 2023, emerge che sono 122.100 i contribuenti con residenza in Italia che hanno dichiarato il possesso di immobili oltre confine per un valore complessivo di 33,1 miliardi. Immobili che hanno garantito all’Erario con il pagamento dell’Ivie un incasso di 95,7 milioni di euro. Un crescita dell’Ivie che in parte è legata anche all’onda lunga dell’emersione avvenuta con la voluntary disclosure che consentiva ai contribuenti che possedevano illecitamente patrimoni all’estero di regolarizzare la propria posizione denunciando spontaneamente all’amministrazione finanziaria la violazione degli obblighi di monitoraggio fiscale.

Chi paga l’Ivie

I beni cui si applica l’imposta sul valore degli immobili situati all’estero devono essere indicati nel quadro RW, quello per intenderci sul monitoraggio di tutti i beni posseduti dai contribuenti fuori dall’Italia. Sono obbligati alla compilazione del quadro RW nono solo le persone fisiche ma anche gli enti non commerciali e le società semplici che risultano titolari dell’attività estera e dell’investimento estero. Dall’anno d’imposta 2023 il quadro W, che come detto consente al Fisco di monitorare i beni e i capitali posseduti all’estero dai contribuenti residenti in Italia, può essere presentato anche da chi sceglie il modello 730.

Nel mirino dell’Ivie anche i trust

L’obbligo di far sapere al Fisco quali sono gli immobili posseduti all’estero ricade anche sul cosiddetto titolare effettivo, e quindi anche nei casi i casi in cui l’attività estera è intestata ad un’altra entità come ad esempio a trust o a società, ma resta comunque riconducibile a persone fisiche. Per l’Ivie si applica un aliquota dello 0,76% sul valore degli immobili, ed è calcolata in proporzione alla quota di titolarità del diritto di proprietà o altro diritto reale e ai mesi dell’anno nei quali si è protratto il diritto.

Così come accade per l’Imu sugli immobili in Italia il conteggiato dell’intero mese scatta quando il possesso si protrae per almeno quindici giorni. Anche per l’Imposta sugli immobili all’estero è prevista un’aliquota ridotta dello 0,4% per quei beni adibiti ad abitazione principale che in Italia risultano classificati nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 (case signorili, quelle di lusso e i castelli). Per quanto riguarda invece le abitazioni principali che non sono classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, a partire dal 1° gennaio 2016 l’Ivie non è più applicata.

Le rendite finanziarie

All’estero nelle mani degli italiani non crescono solo i mattoni ma anche le attività finanziarie i dati del quadro RW sulle attività finanziarie possedute all’estero fanno emergere che sono più di 332.600 i soggetti interessati e che hanno dichiarato al fisco un ammontare di 178,1 miliardi di euro. L’imposta sul valore delle attività finanziarie all’estero (Ivafe) pari al 2 per mille ha garantito al Fisco circa 85,7 milioni di euro, con un incremento dell’8,5% rispetto all’anno precedente.

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