La vendita della rete Tim al fondo americano Kkr per 22 miliardi si presta a pi prospettive di analisi: finanziaria, legale e sindacale. Se le prime due sono state oggetto di approfondimento in questi mesi di negoziato e scontro con il primo azionista, Vivendi, il terzo ha ricevuto sinora minore attenzione. A giudicare dalle reazioni all’indomani del via libera all’affare, per, il piano delle relazioni sindacali destinato ad assumere grande rilevanza nelle prossime settimane. La separazione fra la rete e i servizi di Tim comporter infatti una scissione a met della forza-lavoro della compagnia di telecomunicazioni: 20 mila resteranno in capo a Tim, altrettanti saranno trasferiti alla nuova societ della rete controllata da Kkr, governo e F2i.
Landini: No allo spezzatino
La prospettiva preoccupa gi i sindacati. Siamo contrari perch questo spezzatino non la strada da seguire, ha sottolineato il segretario della Cgil, Maurizio Landini. Solo in Italia si fa cosi, negli altri Paesi le grandi imprese non dividono la rete dall’azienda, dalle attivit e dai servizi. Landini ha definito la vendita della rete a Kkr un errore di politica industriale anche perch hanno venduto allo stesso fondo che ha comprato Magneti Marelli e che sta chiudendo in giro sue attivit. Meno dura la reazione della Cisl che attende di vedere le carte. La vendita a Kkr ed il piano di scorporo della Rete di Tim dai Servizi non deve mettere a rischio n i livelli occupazionali n gli investimenti necessari per lo sviluppo del 5G e della banda ultra-larga in tutte le aree del paese, ha sottolineato il leader Luigi Sbarra. Il governo apra subito un confronto con i sindacati e l`azienda per la gestione della fase transitoria, in modo da garantire il rilancio dell’infrastruttura, i posti di lavoro e gli investimenti per la digitalizzazione del Paese.
Le rassicurazioni di Tim
Tim ha presto esaudito la richiesta della Cisl, convocando i sindacati per il 14 novembre a un incontro volto a illustrare il piano industriale. Nel frattempo, tanto l’ad di Tim, Pietro Labriola, quanto il presidente del gruppo, Salvatore Rossi, hanno voluto rassicurare i 40 mila dipendenti del gruppo. La decisione presa riscriver il futuro dei servizi di telecomunicazione perch pone le basi per abbattere il debito che grava sulla pi grande azienda del settore e le impedisce di puntare con decisione al suo sviluppo e a mantenere la sua leadership nel mercato. L’operazione non avr conseguenze per l’occupazione, ha aggiunto Rossi. Ventimila dipendenti passeranno (da Tim a Netco): per quello che sta in me, posso rassicurare che non sono previsti n tagli n ricorso alla cassa integrazione in seguito a questa operazione.